quinta-feira, 15 de dezembro de 2011

Desapareceu o Cheiro da Vida!


ABRO OS OLHOS
E
TENTO A ENCONTRAR
AQUELE CHEIRO DA VIDA
DE MAPUTO
TENTO
TENTO
E
RITENTO
NAO O CONSIGO ENCONTRAR
ACORDO MELHOR
JA NAO ESTOU EM MAPUTO

O CHEIRO DESAPARECEU

COMO SE O CHEIRO POTESSE SER VISTO
ASSIM COMO SENTIDO

AQUELE CHEIRO DO SEXO CONSUMIDO CONSUMIDO E AINDA CONSUMIDO
O CHEIRO DO CALOR
DA CHUVA
DO FRANGO ASSADO BEM CEDO DE MANHA
DAS BATATAS FRITAS
DO COCO E AMENDOIM
O CHEIRO DA LINGUA MOCAMBICANA
DOS REFRESCOS
DO CARVAO PARA SUSTENTAR A VIDA
DA XIXI CAMINHANDO NAS RUAS
DO SUOR
DO ODOR DA PELE NOS CHAPAS
DO LIXO NA RUA
O CHEIRO FORTE DA VIDA
AQUELA VISSUDA
AQUELA QUE COMBATE O COTIDIANO
AQUELA VIDA QUE LEVANTA AS QUATRO DE MANHA
AQUELA VIDA QUE VAI A DURMIR AS QUATRO DE MANHA

DESAPARECEU O CHEIRO FORTE DA VIDA
OBSERVO A ESQUERDA
A DEREITA
ONDE ESTAS
ONDE ESTAS
CHEIRO DA VIDA........

ABRO OS OLHOS
ESTOU NA CIDADE DO CABO

MAPUTO PARESSE UM LINDO SONHO!

UM SONHO!

UMA ‘SFUMATURA’!

segunda-feira, 12 de dezembro de 2011

C'era una volta la casa famiglia Ndangwini!




C’era una volta in Mozambico una casa famiglia...
Credere nelle favole non e’ cosa da piccoli, anche i grandi dovrebbero farlo, perche’ le favole esistono davvero.
Alle periferia della citta’ di Maputo, Pavarotti, Ermelinda, Junior, Luis, Mario, Lidia, Esmeralda, Albertina e altri vivono non in una semplice casa, ma nella casa famiglia Ndangwini. Perche’ l’infanzia sia vissuta da tutti i bambini, proprio tutti.
Ho conosciuto Papa’ Stefano e Mamma Ivete alcuni anni fa grazie ad un amico il quale in uno dei suoi fine settimana nella capitale del Paese mi aveva invitata a visitare questa favola che per me, da allora, si e’ trasformata in realta’.
Succede nel corso della vita di incontrare persone che si considerano particolari, pure e ispiratrici. I Ndangwini fanno parte di questa tribu’.
Quando abitavo a Maputo avevo preso l’abitudine di passare a visitarli alcune Domeniche. Prendevo il chapa, lasciavo la grande e caotica citta’, attraversavo le strade affollate per la maggiorparte da uomini, donne e bambini che che si recavano a messa, passavo la grande discarica di Maputo, la rotonda Magoanine e mi tuffavo nella tranquillita’ di una casa, di una vera famiglia. Una mamma, un papa’, le figlie grandi ad aiutare a cucinare e i piu’ piccoli a giocare.
E chi abita fuori dall’ambiente familiare da molto tempo, puo’ capire cosa significhi passare una Domenica in famiglia e se poi si tratta dei Ndangwini, allora ci si sente fortunati.
Perche’ nelle sfortune che ci accadono nella vita possono seguire delle grandi fortune, cosi’ come e’ successo ai figli di questa famiglia. Essere amati e crescere in un ambiente sano, di pace e tranquillita’ come tutti i bambini dovrebbero.
Alcuni dei figli dei Ndangwini vivono nella casa a tempo pieno, altri vi trascorrono solo le giornate e tornano a casa la sera, altri ancora ritornano dai loro genitori dopo un periodo nella Ndangwini. Ma tutti sono ben accolti. Piccoli come grandi.
La Ndangwini e’ una realta’ Mozambicana non legalmente riconosciuta dalla legislazione del Paese; e’ una realta’ situata nel mezzo tra orfanotrofi e la strada dei bimbi senza una famiglia che si prenda cura di loro. La Ndangwini non e’ ne’ l’uno ne’ l’altra. La Ndangwini e’ una vera famiglia.
Per molti la Ndangwini e’ solo una favola ; per me e altri la nostra famiglia. Quando sono dai Ndangwini mi sento a casa tra il ruolo di madre e figlia, di studente e insegnante, di piccola e adulta.
La complicita’ di una coppia come Mae Ivete e Pae Stefano, l’equilibrio tra un uomo e una donna, tra un mondo occidentale e africano, tra l’Italia e il Mozambico. L’intesa tra la forza e la perseveranza di una donna e la dolcezza e la comprensione di un uomo. Nel contesto duro e allo stesso tempo vivo, creativo e vitale del mondo mozambicano, Ivete e Stefano hanno creato la Ndangwini.
E oggi, che non abito piu’ a Maputo, quando faccio ritorno a casa, cosi’ considero il Mozambico, una delle visite inderogabili e’ quella dai Ndangwini.
In questo mese trascorso in Mozambico per la mia ricerca sulle condizioni di detenzione e l’accesso all’assistenza legale in due prigioni di Maputo, era importante per me visitare i Ndangwini.
Una Domenica mattina, prendo il chapa da Ponto Final sull’Avenida Mondlane. Non chiedo la destinazione finale, il cobrador (colui che prende i soldi prima dell’uscita dal chapa) mi dice che passa per Magoanine. Passiamo Shoprite, l’areoporto, la discarica e la rotonda di Magoanine. Non va a Magoanine CMC, me ne accorgo tardi. Mi tocca scendere e farmi un bel pezzo a piedi. Perche’ no, in realta’ e’ bello vedere la realta’ che ci circonda camminando. E’ un modo per pensare, riflettere e capire meglio le differenze e le somiglianze.
Stefano viene a prendermi con il furgoncino blu. Lo vedo da lontano. Con lui le piccole Esmeralda e Ermelinda. Mi osservano bene: notano subito una grande borsa. Arriviamo in casa e subito trasmettono agli altri che la zia Tina e’ arrivata con tanti regali. Chiacchiero con Stefano in giardino in attesa di mae Ivete, Pavarotti che non ho ancora conosciuto e Luis che e’ in giro. Le ragazze piu’ grandi, c’e’ anche Lidia tornata dall’Isola Inhaca dove insegna come maestra in una scuola elementare, stanno preparando da mangiare. Finalmente arrivano tutti gli altri. Pavarotti e’ stupendo, ha gli occhi vispi e vivaci. Pranziamo tutti insieme. I bimbi vogliono vedere i regali portati. E poi il pomeriggio a giocare.
Torno a casa con la pace nel cuore.
Parlo con Goncalo: sarebbe bello organizzare qualcosa con i bimbi nella sua casa. Goncalo decide che il compleanno di Mana puo’ essere l’occasione giusta per i bimbi. Conoscere l’artista plastico Goncalo Mabunda, entrare nella sua casa, osservare le sue opere e il luogo dove le armi vengono trasformate in opere d’arte vendute in tutto il mondo.
Che bello vederli arrivare quasi tutti. Sono felicissimi e entusiasmati.
Osservano le opere di Goncalo con occhi interessati, curiosi e i grandi piu’ critici. Ma tutti vogliono giocare. C’e’ anche Ze Maria con i suoi figli, una betteria, un saxofono e due jambe’. Tutti proveranno a suonare uno degli strumenti musicali: anche il piccolo Pavarotti. Festeggiano il compleanno di Mana.
Prima di tornare a casa, Goncalo coglie l’occasione per offire dei libri che gli sono stati donati in Portogallo.
I Ndangwini tornano a casa, saranno stanchi pensando a quanto si siano divertiti.
Si addormenteranno pensando al bellissimo pomeriggio trascorso.

Grazie Ndangwini!

Tina Lorizzo

segunda-feira, 17 de outubro de 2011

Victims of Gated Communities?


The imprisonment in which many South Africans have decided to defend themselves from the 'outside world', the crime, the others and the unknown to feel more secure and safer is euphemistically called gated communities.

The aesthetic of these places, most of the time, surrounded by a beautiful nature, creates a 'kind of fake world' as a bubble to be protected in.

The presence of restaurants, shops, hairdressers, pre-primary schools, gym and sport fields inside the bubble make their residents to 'go out' inside, avoiding the contact of the 'other world'. And when it is really necessary, private transports avoid the residents of gated communities from the real contact with the reality. Private cars and private buses come and goes from the inside to the outside and opposite.

It is 6.30 a.m. when I notice the bus of a private school standing in the parking area waiting for the kids to be picked up and driven to their private schools. Some of the kids walk inside the gated community, many others are driven by the family cars inside the gated community. Kids who grow watching the reality from windows, the windows of the beautiful villas of their houses, the windows of their cars and the ones of the buses. After school they will be driven home in the same way. There are no other ways to see the outside world because that world is dangerous, as the mass-media bombard us every day as well as the crime statistics.

I feel in prison but at least I need to see around, ‘forbidding’ me to walk outside. I decide then to walk inside. Big and extensive fences surround the gated community: yellow advertisements panels say “Alcatraz” and my mind goes to the famous movies of the American prison having the same name. I feel in Alcatraz.

I am surprised by the fact that also inside the gated community it is visible the different ‘classes’ to which their residents belong. Small villas, big villas and even bigger one surrounded by other gates. I am shocked and my eyes don’t believe what they are seeing. But panels around remind all the people inside to ‘love the estate’ and to care about its children.

The roads are empty. Few times I saw few people jogging in the morning. In the afternoons there are more family members chatting with the kids or the neighbours in front of their houses.

Most of the people (10:1 maybe: I have started to count the drivers during one morning) living in the gated community are white South Africans and the workers are blacks. I have been told that all the workers are registered and to enter into the estate they need to use the finger print scanned under a technological machine.

And I think and ask myself which one will be the perception of the workers who pass all day long inside the gated community working as a maiden for example, at close contact with the ‘luxury of things’ and then they go back at the late afternoon. I question how psychologically safe and secure or which consequences this causes, for a person who in the morning works in a gated community and goes back to the settlement at night, maybe in a shark of few square meters.

I feel in prison again.
I think which kind of society we are building allowing all of this to happen.

segunda-feira, 12 de setembro de 2011

http://thiscityspace.wordpress.com/2011/09/03/tina-lorizzo-cape-town-central-train-station/

quinta-feira, 25 de agosto de 2011




Ho cominciato ad approcciarmi alla lettura quando avevo forse otto anni, non ricordo bene.

Avevo trovato in casa di mia nonna la Psicoanalisi di Freud e ricordo come fosse ora seduta sul divano della sala da pranzo a sfogliare quel libro e leggere quell'inchiostro.

Non penso riuscissi veramente a capire cosa stessi leggendo. E ricordo leggere cosi' tante volte un solo paragrafo per capirne il significato.

All'eta' di dieci anni ho cominciato a insegnare a mia sorella come leggere e scrivere. Amavo farle da maestra.Si e' poi annoiata durante tutta la scuola Elementare perche' lei sapeva gia' cosa a scuola insegnavano ai bambini.

Ho sempre amato il LIBRO: la mia professoressa alle scuole Medie era rimasta scioccata dalla mia considerazione sui libri. Avevo detto che piu' che leggere, amavo l'idea di voler aver tanti libri in uno scaffale, anche se non letti.

Col passare del tempo ho cambiato idea e fino all'eta' di 17 anni avevo letto Tolstoy, Voltaire, Rimbaud, D'Annunzio, Verga, Dostoevsky, Chekov, Alighieri, Joyce e Pirandello.

Passavo ore e ore a leggere.

Le scuole Superiori sono state un'immersione nel mondo classico Latino e Greco: le commedie e tragegie di Eschilo, Aristofane e Euripide; le poesie di Saffo e Catullo. E la filosofia di Aristotele e Platone. Il Francese mi aveva avvicinato a Prevert.

Odi et Amo di Catullo e' una delle mie poesie preferite.

Dopo, la lettura e' divenuta una fonte di vita. Invidiavo terribilmente chi poteva parlare di vari autori letti. Ascoltavo le conversazioni e mi immaginavo nelle vesti di una Madame De Stael durante il Romanticismo Italiano.

All'Universita ho aperto un conto presso la libreria Einaudi: entravo in quella libreria e prendevo quanti piu' libri potevo e poi pagavo mensilmente. Ho costruito la mia biblioteca che purtroppo ora e' chiusa in scatole in cantina.

Ho cominciato ad appassionarmi al mondo Arabo: il Corano e Le Mille e Una Notte sono stati i primi due libri. E poi Pessoa, il mio favorito autore Portoghese e Saramago.

Chiaro parte della mia vita sono anche Terzani e Buscaglia.

L'Africa mi ha aperto ad un altro mondo. Ad una letteratura orale che ho vissuto in Mozambico accanto ad autori come Couto e Chiziane,

E ora Fanon, Memmi, Cesaire e Sartre.

quinta-feira, 23 de junho de 2011

L'INTERVISTA


Nonna, quando sei nata? Sono nata il 14/3/1932

Dove sei nata, in Ospedale o in casa? Sono nata in casa

Come si chiamavano I tuoi genitori? Mia mamma LEONETTI GRAZIA e mio papa'SEBASTIANO LOTITO

Erano sposati? Si, avevano 6 figli

Cosa facevano di mestiere? Mamma faceva la casalinga e papa' il contadino

Erano di Andria? Si

Avevano fratelli e sorelle, e tu li hai conosciuti? Mamma aveva un fratello che ho conosciuto e una sorella che non ho conosciuto. Papa' aveva una sorella che ho conosciuto.

Quando sono morti? (non mi ricordo)

Hai mai conosciuto i tuoi nonni, sia dalla parte di tua madre che di tuo padre? Se si
cosa facevano di mestiere, come si chiamavano? Ricordo solo il padre di mio padre che si chiamava Antonio e faceva il contadino.

Quando sono morti?(non mi ricordo)

Dove abitavi quando eri piccola? In VIA BECCARIA,17

Quanti fratelli e sorelle hai avuto e hai ancora? Due fratelli di cui uno e' morto, lo zio Antonio a 84 anni e tre sorelle di cui una e' morta, la zia Felicetta a 42 anni

Hai sempre abitato nella stessa casa quando eri piccola, o hai cambiato varie case? Ho sempre abitato in una casa con i miei genitori.

Sei andata mai a scuola? Se si dove? Si fino alla 2nda elementare

Avete sempre avuto la terra in campagna o I tuoi genitori facevano un altro mestiere?Abbiamo sempre avuto la terra ma non a Petrone

A cosa giocavi quando eri piccola, quali erano I giocattoli che usavate o I giochi che facevate? Fecevamo una palla di stracci e ci giocavamo

Avevi delle amiche con cui giocavi o uscivi quando sei diventatata più grande? Si

Come e quando hai conosciuto il nonno? Era bello? L'ho conosciuto alla punta di una strada...all'epoca i ragazzi si mettevano all'angolo della strada e chiedevano alle ragazze...si era bello

Per quanto tempo siete stati insieme? Per 25 Anni

Potevate uscire insieme o no? SI SI

Quanto tempo dopo aver conosciuto il nonno, vi siete sposati? (Non mi ricordo)

Dove vi siete sposati, quando? ALLA CHIESA DEL CROCIFISSO IL 25/8/1955

E' stata una grande festa? ABBASTANZA

C'era tanta gente? TUTTI I FAMILIARI

Dove siate andati ad abitare quando vi siete sposati? IN UNA CASA AL 2 PIANO DA UNA SIGNORA

Cosa faceva il nonno di mestiere? Il CONTADINO

Da che famiglia veniva? Veniva da una famiglia Contadina ma la madre aveva una specie di locanda

E la sua famiglia era contenta del vostro matrimonio? SI

C'era qualcuno che non era contento del matrimonio? NO

E' cambiata la tua vita quando ti sei sposata? NO

Quanti figli volevi avere? 4

Sei stata la prima a sposarti in famiglia? NO

Chi si è sposato prima e dopo di te? Prima si e' sposato lo zio Antonio, poi la zia Felicia, poi lo zio Francesco, poi la zia Teresa e la zia Maddalena

Quando è nato lo zio Gino? Il 25/7/1956

Dove abitavate? Non mi ricordo

Quando avete cambiato casa? Non si ricordo

Come sono nati I tuoi figli? In casa o in Ospedale? Sono tutti nati in casa

Hai perso dei bambini al parto? Quanti? No no

Come era il tuo rapporto con il nonno? Buono

Litigavate spesso? No

Come era il nonno come marito? Ti piaceva? E come padre? Si...eravamo sempre contenti

Giocava con I tuoi figli quando eravano piccoli? SI,,LI PORTAVA A PASSEGGIARE E ANDAVANO AL MONUMENTO A FARE LE FOTOGRAFIE...

Dove lavoravi? IN CASA,QUALCHE VOLTA ANDAVO IN CAMPAGNA

Cosa facevi durante il giorno? IL LAVORO CHE FANNO LE CASALINGHE

Chi ti aiutava a crescere I tuoi figli?NESSUNO,ANCHE SE OGNI TANTO LI PORTAVO DALLA ZIA MADDALENA

Chi era il più birichino? GRAZIA E SEBASTIANO

Chi era il più tranquillo? GINO E VINCENZO

Dopo lo zio Vincenzo hai avuto altri figli?NO ,LUI È STATO L’ULTIMO

Quale è stata la marachella più grande dello zio Gino, dello zio Nino, della zia Grazia e dello zio Vincenzo quando erano più piccoli? non mi ricordo

Sono andati a scuola?SI... Quando hanno cominciato a lavorare, che mestiere facevano?HANNO COMINCIATO A LAVORARE DA QUANDO ERANO PICCOLI,GINO ANDAVA A LAVORARE ALLA SEGHERIA DELLE CORNICI, NINO PRIMA ALLA PESCHERIA POI QUANDO DIVENTO' PIÙ GRANDE COMMERCIANTE(ROBA CASALINGA E PADELLE),GRAZIA CASALINGA,VINCENZO CONTADINO,ALLA LATTERIA E AL PITTORE E INSIEME A GINO A LAVORARE ALLA SEGHERIA DOVE FACEVANO LE GABBIETTE.

Hanno avuto tante fidanzate prima di sposarsi? BOOHHH...

Eri felice quando sei diventata nonna? Si tanto e il nonno anche

Quando è morto il nonno? A 49 ANNI IL 17 OTTOBRE DEL 1981

Perchè, cosa è successo?SI RITIRÒ DALLA CAMPAGNA,E LO PORTARONO IN OSPEDALE PER UN MAL DI STOMACO MA NON TROVARONO NIENTE...DOPO 2 3 GIORNI MORÌ PER UNA EMORRAGIA INTERNA.

Come è cambiata la tua vita dopo la morte del nonno? ....
Ti manca ancora, o dopo un po' di anni hai fatto l'abitudine di non averlo accanto? MI È SEMPRE MANCATO...AVOGL

Perchè non ti sei sposata di nuovo o conosciuto un altro uomo? PECHÈ I MIEI FIGLI NON VOLEVANO

Eri giovane quando è morto il nonno!SI ANCHE IO AVEVO 49 ANNI SOLO KE LUI ERA DEL MESE DI GIUGNO MENTRE IO ERO DEL MESE DI MARZO

Come sono stati gli altri due matrimoni senza il nonno? NORMALI...

Quanti nipoti hai oggi? 9 NIPOTI(PASUALE,PASQUALE,NUNZIA,PASQUALE,MICHELE,ALESSANDRO,VALENTINA,NUNZIA,TINA)
Cosa pensi dei tuoi nipoti?SONO TRANQUILLI...

Chi è il prossimo a sposarsi? PER ME PASQUALE DI ZIO GINO

Pensi che Tina non si sposerà mai? BOOOH

Quanti pro-nipoti hai? 2 PRONIPOTI(PIETRO E GRAZIANA)

Come vivi oggi, alla giornata? Cosa fai? CUCINARE,FARE QUEL PO’ DI PULIZIE CHE RIESCO CON LA ZIA TONIA

Vai ancora a raccogliere le verdure in campagna, lavori ancora a maglia, vai ancora fuori a parlare con Gaziella, Cicetta, Gina, la Marangr? SI VADO IN CAMPAGNA, LA VERDURA LA FA ZIO VINCENZO. PARLO SOLO CON GRAZIELLA E CICETTA.

Cucini ancora la pasta asciutta con il pomodoro? Si...QUELLA MA ANCHE ALTRO...
Il calzone, l ccclecchi. Fai ancora gli stascinati? SOLO GLI STRASCINATI ..IL CALZONE E I CCCLECCHI LI FA LA MADRE DI ZIA TONIA E ME LI FA ASSAGGIARE...

Cosa pensi quando pensi alla vita che hai trascorso?VOLEVO AVERE MIO MARITO,COMUNQUE È LO STESSO CONTENTA PER QUELLO CHE MI FANNO I MIEI FIGLI...ZIO VINCENZO MI PORTA IN CAMPAGNA,ZIO NINO MI VIENE A TROVARE NEL FINE SETTIMANA

POTEVA ESSERE PIÙ FELICE? SI SE STAVA ANCORA IL NONNO ...AVOGLIA

UN GROPPONE IN GOLA......


Ho un groppone in gola e ho deciso che devo scrivere per cercare di farmelo passare.
Torno dall'Italia e in molti mi chiedono come sia andata. Bene, rispondo. Non mi viene proprio altro da dire che un bene.

Ho esultato nel vedere tanti persone che sono passate nella mia vita e con le quali ancora mi sento vicina. Tra la tristezza di alcuni, la positivita' di altri, il battagliare di altri ancora, tra passivita' e attivismo con cui prendere la vita, tra il correre di alcuni e la stasi di altri, e' stato bello rivedere un po' tutti. Tra Centro-Nord e Sud.

Tra abbracci, risa, sorrisi e pianti, 12 giorni sono trascorsi.

Tra abbuffate di cibo (mamma mia quanto mangiano sti Italiani)e poco camminare sono riuscita a sgattaiolare e rivedere a piedi e occhi nudi la citta' che mi ha dato i natali.

Nel centro storico mi sono sentita quasi in Africa, molte cose sono simili, altre assolutamente lontane. Ma tra le fontane per strada e il cielo azzurro e il calore estivo mi sono risentita a casa: cosa che non avviene mai quando vado in Italia.

E poi i profumi dell'origano, il colore rosso acceso della salsa, il verde dei fichi, il gusto dei celsi, delle albicocche, delle ciliege; i suoni per le strade, la gente che parla ad alta voce, il non attendere ai semafori, il non rispetto delle file.

La routine delle case, sempre uguali, sempre con gli stessi orari, anche il menu e' in rotatoria, prima o poi e' lo stesso. A casa dei miei il riso il Lunedi; a casa dai miei nonni il sugo la Domenica e il Giovedi; a casa della zia Lina il dolcetto e l'aranciata e mai dire no; la carne dalla zia Tonia e zio Vincenzo e dalla nonna le pennette con patate e pomodoro.

C'e' qualcosa in movimento che cambia: il lusso sfrenato delle case, il fare a gare chi si veste meglio, chi ha l'untima borsa di Prima Classe, chi la macchina migliore e le vacanze nell' ultimo agriturismo aperto. E tu devi solo annuire, se non lo fai gia' cominciano a guardarti male!!!...Come se venissi da un pianeta differente!!!

E poi arrivano i rancori che aumentano la mancanza di curiosita', l'invidia, la gelosia, il non parlarsi per anni e decenni.....gli screzi (come si dice dalle mie parti)....e la nonna della famiglia che ti ORDina senza farlo di tacere, in questo silenzio sacro che pare sia considerato la medicina in questi casi. Specialmente quando si e' tutti insieme, in famiglia.

La mancanza di curiosita'.....questo mi sconcerta...al di la dei rancori, di tutto il resto, la mancanza di curiosita' non posso sopportarla!!!!Specialmente quella di persone che consideri o consideravi degli idoli...come uno zio ...o quello che sia....una frase, una unica frase su come stai o cosa fai!!!!! NULLA.......o no apsetta un po'....non sono ingrassata...questo mi e' stato detto......il resto .......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
RIMARRANNO QUESTI PUNTINI AFFIANCATI UNO ALL'ALTRO DAL VUOTO.


Che famiglia e' se non c'e' curiosita'!?!?!!!

segunda-feira, 25 de abril de 2011


11.31 pm Cape Town

I am at home, studying for the next essay that I need to prepare for the Course on Social Justice, Law and Poverty.

It is cold outside: today it is the first winter day after a beautiful summer.There must be 15 degrees outside.

I wear two pairs of trousers, three layers of shirts and a blanket on my shoulders. I an still cold.

I decide to smoke the last cigarette before to go to bed.

I drive myself on the balcony and surprisingly I notice a line of people laying under the rain in the cold Sea Point, the area where at moment I live.

Surprisingly I cannot believe what my eyes seeing.

I have been living in this apartment since October and over this time Police and Private Companies have been patrolling the streets to "clean up" the roads. To date, homeless have been forced to leave and go somewhere else because they are not welcome.

Tonight is cold and while I smoke my cigarette I cannot take my eyes away from what I see.

Suddenly there is no Police, suddenly there is no personnel who is patrolling the street. And the homeless are there, happily? and freezing under the rain.

I do ask myself if the winter is going to change the policy that has been applied over summer time. Now there is not need to "clean up" the street?

It is too cold for the Police to come over and cease homeless away.

What Social Justice is this?

I am still cold, although inside the apartment and the homeless are freezing more than me!

I took a picture few weeks ago: the sign says that it is not allowed to sleep outside. Suddenly it is!!!

No Comment!

yES, BUT iN reALItY?


ALL SHOULD BE EQUAL BEFORE THE LAW

Solidarity is not about fighting other people's battles. It is about establishing cooperation between different constituencies on the basis on mutual self-rspect and concerns about the injustices suffered by each. It is about thaking sides in the face of injustice or the processes that reproduce injustice. It is not built on sympathy or charity or the portrayal of others as objects of pity. It is not about fundrasing to run your projects overseas, but raising funds that others can use to fight their own battles. It is about taking actions within one's own terrain that will enhance the capacity of others to succeed in their fight against injustice (MANJI 1998)

sexta-feira, 15 de abril de 2011



Un pensiero su Vittorio Arrigoni!

Il cuore piange di tristezza alla morte di Vittorio Arrigoni.


Ma nelle vite differenti come quella di Arrigoni dovremmo solo imparare a prenderle come esempio per cambiare e non accettare passivamente la violenza, il non rispetto, e l'odio per il diverso.

Ora non c'e' tempo per piagere, non ce lo siamo goduti prima....Vittorio, perche' ora piangere!!!!

Ora sarebbe solo il tempo di alzarsi e creare un mondo diverso.

Non abbiamo bisogno di andare in Gaza....

Bisogna solo uscire dalla porta di casa e sorridere a tutti, difendere i piu' vulnerabili, non accettare le ingiustizie.

Non c'e' bisogno di andare in Chiesa per farlo, basta la propria religione, quella interna.

Grazie Vittorio

Forse sarebbe meglio danzare la sua morte, non con dolore, ma con ammirazione di chi come lui, ci ha almeno provato.

quinta-feira, 14 de abril de 2011

domingo, 3 de abril de 2011

Rotolando Verso Nord! Terza Parte

E' un ragazzo molto interessante, Nunu: in poche ore riesce a creare un'armonia che solo in Africa, si puo' instaurare con persone conosciute da pochi minuti.Parliamo per ore e ore io Nunu e Davide. Il turismo, il colonialismo, la Frelimo e la Renamo, le donne e la sua ricerca disperata di una che lo rispetti, che non esca con le sue amiche tutte le volte che vorrebbe, che voglia lavorare e non solo farsi bella. Ha provato a convivere con una maputense, Nunu, ma non e' durata a lungo. Lei, appunto, non aveva molto voglia di lavorare, era sempre li' a fare feste, anche in casa loro, dovendo lui sopportare la situazione anche quando, tornava stanco, la sera, dal lavoro. Ma non ci nasconde il fatto che era felice di portarsela a spasso, in minigonna, per mostrarla agli amici. Che tipo Nunu. Immaginate questa immagine: lui musulmano con la tunica e lei in minigonna con un rossetto accesissimo sulle labbra. Ma ora non ci sono problemi, ci spiega. Vive da solo da un po' di tempo, ha mandato via persino la signora che gli puliva casa perche' gli rubava piu' che mettere in ordine. Non pensava di fare questo viaggio, avendo, infatti programmato di rimanere a Maputo, ma poi, sua zia lo ha convinto a passare le vacanze a Quelimane, anche perche' ci sarebbe una bella ragazza che vorrebbe presentargli. Vi spieghero', poi, chi sia in realta', questa ragazza. Si fanno le sei del mattino. Li' al rio comincia la vita. Si comincia a spazzare difronte alle baracche, anche i camionisti si svegliano e certo i vari animali che ci avevano fatto compagnia anche di notte, ora, cominciano a "sgranchirsi le zampe". Anche io mi faccio un giro, lasciando Davide a Nunu alle ultime battute. Il ponte in costruzione mudera' praticamente tutto il paesaggio. Giapponesi e Cinesi, pare, stiano finanziando la grande opera, alla fine della quale tutte le baracche chiuderanno, le stesse barche che fanno da spola da una riva all'altra diventeranno forse barche- museo? Si dovra' pagare un pedaggio, ovviamente, per attraversare il ponte, ma per ora dobbiamo attendere il barco delle 7.00. Nella mia passeggiata noto scritte su alcune baracche che informano della possibilita' di fare il test per AIDS ogni martedi e pare che vendino anche del the', per guarire? Torno da Davide e dopo pipi e lavata veloce di denti decidiamo per un caffe'. Si', anche in riva al fiume. Non credendo ai nostri occhi, ci confermano di averlo, dobbiamo solo aspettare di bollire l'acqua. Non ci sono assolutamente problemi. Noi non abbiamo fretta!!! Caffe' e biscotti al cocco per colazione. Prendiamo i nostri zaino e ci dirigiamo verso la riva, in attesa di veder muovere qualcosa. Lo spettacolo e' fantastico. Il sole sta per sorgere. Ci sono piccole barchette che anticipano il grande barco: vedo entrare una intera famiglia con bici annesse, mentre alle loro spalle il grande mostro-ponte. Altre barchette arrivano dall'altra parte della riva, facendo scendere altre persone. Comincia un via vai niente male! Io quasi mi addormento su di una pietra sulla quale mi ero appoggiata, avendo il caffe' fatto l'effetto opposto. Mi sveglio a sentire pronunciare il mio nome: e' Nunu che pare approfitti della lontananza di Davide per chiedermi il nmero di telefono. Che malandro!!! Pur spacciandoci per fratelli, nessuno, ma dico, nessuno, ancora aveva abboccato. Davide, guardigno, si avvicina e si ricomincia a conversare di Sure, di Islamismo, delle 5 volte che lo stesso Nunu deve pregare al giorno e di cosa dice il Corano a riguardo di poligamia. Ok ok...arrivano i militari (sono della marina militare quelli che lavorano nel barco). Ancora 20 minuti e via. 1 metical per persona!!! Fanno entrare prima i camions e poi le persone a piedi. 15 minuti e siamo sull'altra riva del fiume!!!


PARTE TERZA
Rio-Quelimane

Nunu ci fa quasi da guida per prendere il prossimo chapa. gia', non siamo ancora arrivati, mancano circa 200 Km. a Quelimane. Il nostro cobrador ora e' un politico, uno Deputato dell'Assemblea della Repubblica. Un signore molto attaccato ai soldi, si nota subito, e con un affare nient'affatto educato e gentile chiede di pagare subito, 200 Mt. Una famiglia con padre, madre e due figli si siede sul sedile posteriore al nostro.Ci saranno altre 12 persone in quel chapa, ma la stanchezza ci avvolge in uno strano e scomodo sonno. Sono le 9 di mattina ormai e il sole ha fatto capolino ormai da un pezzo. Il calore comincia a farsi insopportabile. Ma il paesaggio e' molto bello. Nunu ci fara' da Cicerone, nei momenti in cui i nostri occhi si apriranno come finestrelle piccolissime. Ci indichera' le varie distese di riso, che viene coltivato in quella zona e al posto del quale, negli ultimi anni, c'e' stata una rincorsa alla Giatrofa. Non pensando al piccolo particolare che di giatrofa non si puo sfamare, di riso si'.

E' Domenica oggi. Da quando siamo in viaggio nessuno dei due, ne' io ne' Davide sapevamo piu' in che giorno del mese e della settimana ci trovassimo. La distesa di verde di fronte a noi quasi rilassa la mia stanchezza e rido, sorrido, a quanto sono contenta di aver deciso di fare questo viaggio. Il famoso cobrador fa da copilota, essendo il pilota un giovane mozambicano molto carino, direi. Il chapa nel quale viaggiamo e' di proprieta' di quell'antipaticissimo signore, sul quale Nunu ci racconta, neanche poi a bassa voce, che pur essendo politico, non era ancora riuscito a fare soldi, affaticandosi, di Domenica, giorno di riposo, a mudarsi in cobrador appunto. Sono quasi l'una, ricordo quando arriviamo a Quelimane.
QUILIMANE

Rotolando Verso Nord! Seconda Parte


Parte seconda Maxixe-Rio Zambezi


Riusciamo ad alzarci solo alle 8.30 io e Davide, essendo la sveglia delle 4 quasi inutile ormai. Diluvia ed e' ancora buio!!! Il primo Ricoffi, il nostro Caffe' Africano, una tazza di acqua marrone che abbiamo cominciato a conoscere in Danimarca e quindi a farcela amica, anche perche il vero caffe' italiano e' un lusso sfrenato. un paio di sigarette e si fanno le 10. Troppi dubbi e tanta pioggia ancora, incessante. No...il nostro viaggio non puo terminare a Maxixe. Solo 700 Km. No!!! Convinco Davide, ancora? Davide ma puo' essere abbia continuato a convincerti sino alla fine del viaggio? Spero vivamente di no. Insomma pare lo convinco a fare il suo zainetto e partire, tentando di fare l'autostop. Molti sono i camionisti o i turisti diretti al Nord. I primi sino a Beira o Chimoio, Provincia di Sofala, i secondi, perlopiu' Sudafricani sino a Vilanculos, altra citta' turistica, famosa per le immersioni subacque. Ci dirigiamo verso la Nazionale, quindi, in attesa di un passaggio di fortuna che ci avrebbe fatto risparmiare bei soldini. Piccolo particolare, pioveva ancora a dirotto e le strade ed il paesaggio davanti ai nostri occhi era alquanto tragico. Persino una ruspa, cosa che si vede molto raramente, era arrivata in soccorso di alcune case nei pressi della casa di Davide. Mi guardavo intorno, l'acqua era arrivat a livelli allucinanti, entrando nelle capanne, elle case di mattoni, ovunque. Alcuni bambini gironzolavano con ombrelli di una dimensione stratosferica. Ombrelli per obesi, ma non siamo in Africa? Attendiamo, proviamo cercando di ottenere il nostro passaggio. Tutti ci fanno segno che gireranno alla prossima, solo un camionista dal suo truck all'americana tira fuori la piccola faccetta e ci chiede Dove andate? Ma io vado a Vilanculos. Non so ancora perche' abbiamo rifiutato quel passaggio. La pioggia nel frattempo cominciava a bagnarmi le mutande, non avendo, noi, mulungu ( cosi chiamano i bianchi) un ombrello. Ancora economia da volontari puri!!! 3 ore di tentativi, pensiamo siano sufficienti, dobbiamo prenderci un altro caffe, subito e poi aspetteremo definitivamente il machibombo che arriva da Maputo, verso le 12.30. Incontriamo alcuni Sudafricani, anche loro direzione Vilanculos, ma uno di loro mi dice non hanno posto. 5 minuti dopo li vediamo sfrecciare con i loro 4 by 4, praticamente vuoti. Ci avranno preso per banditi?!!! o Sfigati?? La seconda forse. Basta. Sono gia' incazzata. No, scherzo, solo un po' fradicia mentre io e Davide ce la ridiamo ancora pensando alle frasi ottimiste che mia mamma mi lancia quando mi chiama, l'ultima delle quali era:" Attenti che vi prendete una polmonite e poi andate in ospedale!!! Azzzzzz. Dice Davide e cosi e' stata la nostra prima preoccupazione. ohhh no polmonite eee!!! ok. Quindi prendiamo il machibombo che arriva proprio quando, alle 13 ci e' venua quasi fame e deciadiamo di approfittare di un'altra bella fofa, proprietaria para della baracca che vende da magiare alla fermata degli autobus. Un bel sande (panino) con uovo e formaggio. Davide sta diventando vegetariano anche lui? No, non vi preoccupate, in seguito il suo menu diventera solo mezza gallina. Dopo aver sborsato 800 Meticais a testa, con destinazione Inchope, si sale e si parte!!!
La strada e' delle piu' terribili del Mozambico: vorrei tanto scrivere il mio quaderno di bordo, ma, sul serio, non ci riesco. Riesco solo a fotografare la strada dal finestrino, o mamma mia!!! Pare l'avessero costruita gli italiani, a suo tempo. Be' forse una ripassatina non farebbe male. L'autista corre ad una velocita' inimmaginabile e fa sole poche soste. Penso che debba raggiungere sua moglie o le sue svariate mogli? Non lo sapremo mai! Io e Davide siamo seduti negli ultimi sedili, laggiu', in fondo. Ci affianca una ragazzina che, pensiamo stia viaggiando da sola, riusciamo infatti, solo a sapere che sta andando a Tete. Molto taciturna, Davide tenta anche di offrirle una gomma da masticare alla quale lei rifiuta con quasi il solo cenno del capo, ma la vediamo canticchiare tutte le canzoni che ascoltiamo. Ah caratteristica di questo autobus e' il volume della musica: livello da inquinamento acustico niente male, riposando le nostre orecchie solo nei 30 secondi di intervallo tra una canzone e la prossima. Arriveremo a Inchope esausti anche per questo!!! Dall'altra parte una coppia molto giovane: lei carina, ma lui assolutamente brutto!!!Davide dice che esagero. "Tou a pedir..." ,dice lei, mentre io gia' mudo il viso rilassato della mia faccia e prima che mi arrabbi lei continua "vorrei una gomma da masticare per cercate di tappare il forellino del tetto dell'autobus dal quale cadono su di lei gocce d'acqua!!! Ahhhhh, io e davide ci guardiamo, io gia' rasserenata e ci facciamo una gran risata. Penso debba spiegare la mia riluttanza verso queste due parole, Tou pedir, pronunciare qui' molto, ma molto frequentemente. Davide che ne dici? Forse e' meglio scrivere un intero racconto!!! Quindi alla prosima. Davanti a noi, invece c'e' una mamma con un neonato di un mese, un giovane belloccio mozambicano e subito a fianco a loro, ma dall'altra parte una famiglia non molto giovane con una bellissima bambina, forse di 4 anni, con le treccine, la quale non smettera' mai di mangiare, sino alla fine del nostro viaggio. Anche quando tentera' di addormentarsi, aprira' l'occhietto per riaprire la bustina di dolci paninetti che usano fare qui in Mozambico e darne un morso, anche due!!! Eravamo partiti alle 13.30 piu' o meno, e per fare circa 500 Km., arriveremo a Inchope, incrocio tra Beira e Chimoio alle 22.00.Ormai era completamente buio e ho un flashback, di quando mesi prima mi ritrovai sulla stessa strada, e a scendendo dalla macchina che mi aveva dato un passaggio, ero stata buttata nella realta' africana con 2 possibilita': tentare l'autostopo con uno delle decine di camionisti che percorrono quella strada o prendere una stanza in una posada e aspettare il giorno dopo per continuare a viaggiare. Ma quella e' un'altra storia. Questa volta il mio fratellino e' con me. Inchope e' una zona molto trafficata. Pare la frontiera tra sud e il centro del Paese. I camionisti usano sostare li' per riposarsi. Al di la' di alcune posadas ci sono baracche sempre aperte che ti offrono da mangiare e da bere in tutte le ore del giorno e della notte. Riso, pollo assado, xima, feijoada, refresco e molta molta birra. Il tasso di HIV/AIDS sale repentinamente: dopo Ressano Garcia, frontiera con il Sudafrica, Inchope e' da considerare la tappa successiva che si incontra il que corridoio stradale che ha fatto dell' Africa Australe, una con il piu' altro rischio di epidemia dato anche l'alto livello di prostituzione. Scesi dal machibombo con il ragazzo che ci stava dinanzi, percorriamo un pezzo di strada a piedi per dirigerci a chiedere informazioni. Il nostro piano iniziale era, infatti, cambiato. Non saremmo piu' andati a Chimoio per rimanere a dormire in casa della ONG per cui lavoravamo prima, ma direttamente a Quelimane, se ci fosse stata l'occasione. Un ragazzo, infatti ci viene incontro chiedendo la nostra destinazione: lui o meglio il chapa per cui lui sta raccolgiendo persone va fino al Rio Zambezi. Mhhh, non mi convince molto, ma raggiungiamo lo stesso chapa e chiediamo alle persone che aspettano che il minibus si riempia per poi partire. Due donne ci spiegano che si', si arriverebbe fino al rio e poi li' bisogna aspettare le 7.00, l'ora della prima barca per l'altra sponda del fiume. pur non essendo molto decisa, Davide nel frattempo era quasi morto, pensiamo che forse sia la miglior cosa: prendere quel chapa, a 220 Mt. per arrivare al rio. Il chapa era praticamente pieno, ma a quanto pare avrebbero caricato altre due tre persone, spiegazione per la quale dopo 10 minuti ancora non eravamo partiti. A parte alcuni uomini sui 40-50 anni seduti sui sedili posteriori, c'erano due donne, una delle quali con una bimba di circa 6 anni e nelle file dinanzi per lo piu' giorvani. Immediatamente scorgo, nel primo sedile, un ragazzo dall'occhio vivace e spiritoso, pronto alla battuta. Mulatto, forse sui 30 anni, diventera' poi il nostro amico Nunu. Nel frattempo si parte ma dopo circa 3 minuti, l'autista si ferma, nel buio pesto e uno di quelli che sarebbero dovuti essere il cobrador (parola che indica qui la persona al quale devi pagare la somma del tuo tragitto nel chapa) dice "ok ok, ora paghiamo tutti ok?" Il mio cuore comincia a battere, subito infilo la mano nella borsa per prendere tra le mani tutti i soldi che ho con me e cercare di metterli nel mio seno, non so effettivamente perche' questo gesto. Immagino immediatamente che sono banditi e che ci vogliono togliere tutto quello che abbiamo. In effetti sono 3 i cobradori, mi rendo conto, troppi!!! Il piu' grosso, sembrava Pilofemo, mamma che terrore solo a guardarlo pero', subito dopo la sua frase sul pagamento da effettuare e ricordo eravamo al buio pesto, nel mezzo di non so dove, questo tizio comincia un battibecco con il ragazzo dall'occhio vispo, mentre tutti, con piu' calma della mia, cercano di capire cosa stia succedendo. Lo stesso autista cerca di spiegare, ma tutti dicono la loro, che non e' possibile questo trattamento, che potevamo pagare all'inizio, prima di partire e poi chi sono questi 3 fantomatici cobradori. Nel frattempo Polifemo e Occhio Vispo cominciano a parlare di politica, arrivando a citare Frelimo e Renamo (i due famosi e storici partiti mozambicani). Il secondo comincia anche a insultarlo un po' al punto da chiamarlo bandito e da scattargli una foto con il telefonino. Li' ritorna quasi la calma, io e Davide ce la ridiamo pure!!! Finalmente riusciamo a capire, dalle parole dell'autista che finalmente ha deciso di parlare, anche perche' la maggiorparte, specialmente le due donne e le file posteriori, volevano che tornasse indietro, l'austista spiega che aveva chiesto un favore ai due tizi, pergandoli di trovare persone che andassero fino al rio. I due, figurati, per fare un po' di denaro, questo ed altro, avevo accettato al patto che pero' avessero aumentato il prezzo di 20 Mt; il vero valore del cammino fino al rio era infatti di 200 Mt e non 220 e per non dare troppo all'occhio avevano deciso con lui,l'autista, di far pagare un po' fuori Inchope, in modo da prendere i loro 20Mt. cada persona e tornare al paese. Che spavento!!!
Nela frattempo, quindi, pagando la somma, si parte. Lasciamo sedere tra di noi l'unica bambina che era sulle ginocchia: inizialmente impaurita dalla diversita' della nostra pelle che anche la bambina aveva notato, nel tragitto si lascera' andare sino a sedersi sulle mie ginocchia,a bbracciandomi il collo e dormendo sonni tranqulli. Avevo praticamente adottato una figlia nell'arco di poche ore: non ero quindi riuscita a chiudere un occhio per riposare un po essendo lo spazio, gia' piccolo, riducitosi ancor di piu'. Abbiamo riso quando lei, di scatto, non potendo trovare la sua posizione per dormire, e dopo i miei tentativi di aiutarla, si sia di scatto buttata su di me!!! Arriviamo al rio Zambezia alle 2.00 circa. E che stanchezza. Anche Davide non so come faccia a reggersi in piedi. Riesco a vedere alcune luci, e con l'aiuto della luna scorgo ombre di capretti e buoi. Dicono di stare attenti ai coccodrilli, essendoci acqua proprio vicino a noi. Ovviamente scherzano!!! Sul serio? L'autista cosi' gentilmente ci butta fuori dal veicolo, in mezzo, ce ne accorgiamo solo fuori, a capi di bestiame, camions addormentati e ad un ronzio di zanzare. No malaria no!!! Se fino a quel momento eravamo riusciti a evitare la polmonite che mamma Grazia ci aveva predetto, ora dovevamo combattere anche questa!!! Quindi scesi dal chapa, alcuni decidono di andare a bere qualche birra in attesa che albeggi. mentre io, Davide, Occhio Vispo e un altro ragazzo cominciamo a chiacchierare: sono solo le 2, ci sono zanzare che vorrebbero mangiarci e il primo barco partira' solo alle 7, in tutto cio' non abbiamo dormito ancora. Nunu, questo il nome di Occhio Vispo si presenta: e' mozambicano, ha 31 anni, di origini pakistane, musulmano formato in Scienze del Turismo a Maputo ed in viaggio per Quelimane, alla ricerca di una donna da sposare. Come si direbbe dalle nostre parti, mogli e buoi dei paesi tuoi; alcuni detti sono validi in tutto il mondo!!! Io e Davide ce la ridiamo ancora, pur non avendo le forze neanche per respirare. Nunu si fa prestare da una baracca, dopo tanto faticare, dal momento che le guardie hanno il terrore che si rompino, delle sedie su cui sederci. E li' si comincia una fantastica conversazione, con agnellini e buoi che ci passano alle spalle, zanzare all'attacco, allontanate dalla mia capulana usata tipo cintura sui culetti dei bambini e una luna che ci fa luce. Il bello del viaggiare, ma penso della vita in generale e' l'incontro, alle volte con persone fnatastiche che t lasciano tanto,seppure incontrate per pochi minuti. Nunu insegna a Maputo, vive da solo nella zona Baixa della citta', i suoi genitori sono morti quando lui era ancora piccolo, sua madre era cattolica e suo padre musulmano. Ha tre fratelli, non tutti musulmani, avendo potuto decidere quale religione seguire. E' nato in Quelimane, Nunu, dove e' vissuto con gli zii. Si trasferisce a Maputo dove riesce a terminare gli studi in turismo.E' molto interessante parlare con lui. Ci racconta dell'origine della parola Mozambico, derivante da Mujin Bin Bique, un re indiano, ci racconta che poi, alla fine, durante il colonialismo non si stava cosi' male, specialmente nel nord del Paese, dove coloni e colonizzatori vivevano in armonia. Parliamo per ore e ore io Nunu e Davide. Il turismo, il colonialismo, la Frelimo e la Renamo, le donne e la sua ricerca disperata di una che lo rispetti, che non esca con le sue amiche tutte le volte che vorrebbe, che voglia lavorare e non solo farsi bella. Ha provato a convivere con una maputense, Nunu, ma non e' durata a lungo. Lei, appunto, non aveva molto voglia di lavorare, era sempre li' a fare feste, anche in casa loro, dovendo lui sopportare la situazione anche quando, tornava stanco, la sera, dal lavoro. Ma non ci nasconde il fatto che era felice di portarsela a spasso, in minigonna, per mostrarla agli amici. Che tipo Nunu. Immaginate questa immagine: lui musulmano con la tunica e lei in minigonna con un rossetto accesissimo sulle labbra. Ma ora non ci sono problemi, ci spiega. Vive da solo da un po' di tempo, ha mandato via persino la signora che gli puliva casa perche' gli rubava piu' che mettere in ordine. Non pensava di fare questo viaggio, avendo, infatti programmato di rimanere a Maputo, ma poi, sua zia lo ha convinto a passare le vacanze a Quelimane, anche perche' ci sarebbe una bella ragazza che vorrebbe presentargli. Vi spieghero', poi, chi sia in realta', questa ragazza. Si fanno le sei del mattino. Li' al rio comincia la vita. Si comincia a spazzare difronte alle baracche, anche i camionisti si svegliano e certo i vari animali che ci avevano fatto compagnia anche di notte, ora, cominciano a "sgranchirsi le zampe". Anche io mi faccio un giro, lasciando Davide a Nunu alle ultime battute. Il ponte in costruzione mudera' praticamente tutto il paesaggio. Giapponesi e Cinesi, pare, stiano finanziando la grande opera, alla fine della quale tutte le baracche chiuderanno, le stesse barche che fanno da spola da una riva all'altra diventeranno forse barche- museo? Si dovra' pagare un pedaggio, ovviamente, per attraversare il ponte, ma per ora dobbiamo attendere il barco delle 7.00. Nella mia passeggiata noto scritte su alcune baracche che informano della possibilita' di fare il test per AIDS ogni martedi e pare che vendino anche del the', per guarire? Torno da Davide e dopo pipi e lavata veloce di denti decidiamo per un caffe'. Si', anche in riva al fiume. Non credendo ai nostri occhi, ci confermano di averlo, dobbiamo solo aspettare di bollire l'acqua. Non ci sono assolutamente problemi. Noi non abbiamo fretta!!! Caffe' e biscotti al cocco per colazione. Prendiamo i nostri zaino e ci dirigiamo verso la riva, in attesa di veder muovere qualcosa. Lo spettacolo e' fantastico. Il sole sta per sorgere. Ci sono piccole barchette che anticipano il grande barco: vedo entrare una intera famiglia con bici annesse, mentre alle loro spalle il grande mostro-ponte. Altre barchette arrivano dall'altra parte della riva, facendo scendere altre persone. Comincia un via vai niente male! Io quasi mi addormento su di una pietra sulla quale mi ero appoggiata, avendo il caffe' fatto l'effetto opposto. Mi sveglio a sentire pronunciare il mio nome: e' Nunu che pare approfitti della lontananza di Davide per chiedermi il nmero di telefono. Che malandro!!! Pur spacciandoci per fratelli, nessuno, ma dico, nessuno, ancora aveva abboccato. Davide, guardigno, si avvicina e si ricomincia a conversare di Sure, di Islamismo, delle 5 volte che lo stesso Nunu deve pregare al giorno e di cosa dice il Corano a riguardo di poligamia. Ok ok...arrivano i militari (sono della marina militare quelli che lavorano nel barco). Ancora 20 minuti e via. 1 metical per persona!!! Fanno entrare prima i camions e poi le persone a piedi. 15 minuti e siamo sull'altra riva del fiume!!!

Rotolando Verso Nord!

Maputo-Pemba di "machibombo" solo 3000 kilometri in 4 giorni

Decido di convincere Davide, non che ci sia voluto molto, a viaggiare sino a Nord per conoscere il Paese che abitiamo ormai da un anno.
Parto il 26 Dicembre direzione Maxixe, chiaro di machibombo (il mezzo di trasporto piu' usato in Mozambico, per percorrere lunghe distanze). Dopo circa 7 ore di viaggio, sotto un diluvio incessante, raggiungo la turistica citta' di Inhambane. Lo spettacolo che mi si presenta agli occhi e' alquanto drammatico. Villaggi fantasmi, capanne inzuppate di 3 giorni di pioggia continua, un deserto desolante e solo quasi in citta' noto alcuni uomini che cercano di deviare il fiume d'acqua, spostando zolle di terra da una parte all'altra della strada. Arrivo in citta' e mi dirigo al porto per imbarcarmi su di una piccola barca di circa 35 persone per raggiungere l'altra riva del mare, Maxixe. Davide mi viene incontro con quel suo bel sorriso napoletano e con un ombrello gigantesco gia' distrutto. Ue sore'!!! Allora si parte verso il Nord con questo diluvio Universale? Nel frattempo il suo sguardo si sposta sul fondoschiena di una bella e giovane "mamma Africa" che con frettoloso passo e in testa kili di..non ricordo cosa...si dirigeva verso il barco. E questa sara' solo il primo di innumerevoli fondoschiena!!!

Maxixe la nuova casa del mio fratellino. Ci dirigiamo nel bairro, mentre la pioggia si acquieta. Incontriamo alcuni bambini a giocare col del plastirolo nelle pozzanghere formatesi in 3 giorni di pioggia, Uno di loro, sul ciglio della strada, piange: i suoi occhi tristi e vivi allo stesso tempo. Gli avevano tolto il gioco di mano, cioe' un po' di polistirolo. Continuiamo a camminare sino ad una porta di ferro, all'apertura della quale compare un campo di mandioca e alcune case disperse e in rovina. Solo quelle proprio dinanzi al nostro cammino, noto, sono dipinte di rosa. Davide vive li'. La sua stanza, pavimento di cemento, 2 finestre una delle quali coperta da una lastra di compensato, un letto, un tavolo sul quale e' collocato il nuovo lap-top regalato da suo papa' e una esteira sulla quale giacciono magliette, pantaloni, tutto il poco abbigliamento portato dall' Italia. Ci prepariamo, ovvio, un caffe': sara' il primo di tanti, troppi caffe', specialmente quando incontreremo Tatiana e Andrea.
Di fronte alla nuova casa di Davide un albero, di manghi? Non ricordo bene. Fratelli' di manghi? Albero segno di tante chiacchierate e sigarette fumate all'ombra di un sole bollente (non il nostro caso, dal momento che ci avrebbe potuto difendere sono da goccioloni di pioggia incessante), il conoscitore di tanti segreti. Non ancora esausta ho voglia di conoscere un po' piu' da vicino Maxixe. Ripercorriamo la strada a ritroso e ci immergiamo nella piccolissima cittadina, approfittando della cessata pioggia. Maxixe, citta' di Indiani piu che di mozambicani, indiani che hanno fatto i soldi con il commercio qui in Mozambico e non solo qui a MAxixe. Una moschea sulla strada principale -la nazionale- ci rende ancor di piu' l'idea della loro presenza. Un Hotel trasformato in appartamenti, appare sul lato opposto della Moschea e ritornando verso la piazza centrale, alcune banche, troppe per essere in un piccolo paese e alcuni bar-ristorante. Affamati ci intrufoliamo in un campeggio-ristorante alla ricerca di un po di cibo. Ordiniamo del pesce che non tarda ad arrivare fortunatamente, ma sfortunatamente la cameriera, una bella fofa simpatica, ha sbagliato l'ordine. Quindi ci dividiamo il piatto di lulas, decidendo di prendere un altro bicchiere di vino e un'altra 2M. Usciro' quasi ubriaca dal ristorante. Ci dirigiamo verso casa, non piove. A casa mi faccio prendere dalla mania notturna di pulizie domestiche, ricordandomi l'immagine di una moglie che, andando a visitare suo marito, gli mette in ordine la casa. La desolazione della casa di Davide mi aveva colpito al primo minuto poche ore prima. La cucina sopratutto e il bagno. Era da dare una bella ripulita e un po' di colore!!! Persuado indirettamente anche il mio fratellino, che comincia ad aiutarmi: laviamo tutti i piatti sporchi, puliamo e mettiamo in ordine
una delle mensole ricoperte inizialmente di "baratas", comincio a disinfettare il bagno, laviamo a mano i pochi strofinacci sporchi che erano in giro e per finire il pavimento. Carlos il guardiano, sbirciandoci di sottecchi da lontano inizialmente, tentando anche di darci delle indicazioni utili, decide definitivamente di andare a fare una ronda con il suo arco e frecce, mentre io e Davide ci lasciamo avvolgere dal nostro rituale domestico. Sfiniti riesco a bere il mio te' preferito da quando sono in Africa, fatto di foglie di pianta di limone. Dopo pochi minuti mi lascio addormentare dal nuovo letto in un sonno profondo sino al mattino dopo, quando verso le 4, vengo svegliata da una pioggia torrenziale. Piove di nuovo!!!

quinta-feira, 27 de janeiro de 2011

it could happen!

How many times have we been wondering, as customers of a bar or a restaurant, if the owner of that business will respect employees rights? How many time did it happen in the beautiful city of Cape Town?

Most of the time, as a customer, I would sit in a bar or a restaurant to only enjoy my time, my coffee, my meal or my reading. Most of the time I wouldn't even know the name of my waiter.

Nevertheless, when you would have the opportunitity or the need to become that waiter or employee, your way to see the reality may change it.

If you would work in a kitchen of a restaurant, or as a waiter in a bar, it may happen to experience the following.

It could happen to find out that after 9 hours working under the smoke of a kitchen, the owner of that place may give you 60 R.

It could happen that you may come from far and an important amount of that salary? you would spend on transport.

It could happen that before being hired you may “give for free” 30 or even more hours of your precious time and energy.

It could happen that your salary?, at the end of your shift may be made out of tips which the customers of your tables has given to you. And if you are a woman, it could happen that, they will tell you, it will be better by showing your “beauty?”.

It could happen that, while working, you may pay your food and your drink, not if you only drink water.

It could happen that you may pay a deposit to get the apron which you will use once working.

It could happen that you may pay a second deposit for future damages of glasses and plats, for examples.

As a customer you may not think if your waiter rights are respected.

If you may become that waiter, your way of seeing life will change.

When you will sit again in a bar or a restaurant, as a customer, you may start to ask yourself a lot of questions.

You may start to think about writing this letter.

You may start to boicott places in the great Cape Town.

You may be sorry for the waiter who does not have another option.

You may be sorry for who working in the kitchen wont complain about his own treatment because he already may know the answer: the owner will point the door and say “ you can leave if you are not happy”.

You may be angry with customers who have never ever thought about it and enjoy their time whatever bar or restaurant they choose.

You may start to ask yourself what the best action to do as a customer!

You may start to ask around looking for answers.

This may happen or may not happen in the great Cape Town.

Oracao ao desenvolvimento

Tou a pedir me deixar a Costa do Sol assim como è

Tou a pedir me deixar a costa com a sua selvagem natureza

Tou a pedir deixar as grandes arvores e as suas raizes

Tou a pedir nao costruir predios, de parar costruir predios na Costa do Sol

Tou pedir me deixar voltar e sentir ainda o calor do Indigo e nao o frio do betao

Tou pedir me deixar voltar na Costa do Sol aos Domingos para dancar

Tou pedir me deixar ver as mulheres lindas e formosas a movimentar aqueles rabos africanos
na frente dos carros dos inamorados, maridos e amantes

Tou pedir me deixar ainda comer o frango sentada em frente do mar

Tou pedir deixar aqueles lindissimos barcos corados flutuar na agua esperando a noite para pescar

Tou pedir deixar as silentes manhas da semana a ouvir as ondas e o ar

Tou pedir parar, desenvolvimento, de progressar sem meta, sem sentimentos, sem amor para uma
Terra assim linda, para pessoas assim calorosas.

Tou pedir deixar a beleza e desenvolver a pobreza das mentes

Amen

terça-feira, 18 de janeiro de 2011

Vi siete mai chiesti quanto importante può essere un saluto? Vi siete mai soffermati a pensare quanto il saluto sia alla base delle nostre conoscenze, dei nostri incontri, del nostro modo di essere e di esprimerci? Vi siete mai domandati il perchè salutare qualcuno o perchè, contrariamente, decidere di non salutarlo?

Perchè bisognerebbe evitare di salutare qualcuno, secondo quale regola dell'universo?! Secondo quale regola convenzionale decidiamo di salutare chi ci sta passando accanto o no? La paura dello sconosciuto è presente in tutti gli esseri umani, eppure alle volte salutiamo degli sconosciuti e altri no, perchè?

Mi osservo in giro e mi rendo conto che come essere umano ho innanzitutto il diritto a essere salutata e il dovere di salutare. Tutti noi dovremmo avere il diritto al saluto. Tutti!

E se vuoi essere il soggetto destinatario di un diritto, consequantemente dovresti essere il soggetto che compie lo stesso dovere. Come dire fai quello che vorresti facessero a te.

Ho viaggiato alcuni diversi Paesi e in corrispondenza con le diverse culture che mi sono ritrovata ad accogliere nella mia mente, ci sono popoli che non ti saluterebbero neanche ti schiantassi contro e popoli che, al contrario, “mettono” il muso se non li saluti, al di là di quante volte stai passando davanti a loro!

I Paesi Scandinavi, per esempio, fanno molta fatica addirittura al alzare lo sguardo quando persone stanno passando difronte a loro, cercano in tutti i modi possibili, e penso potrebbero dare dei corsi interi all'Università su come evitare il saluto e Paesi come quelli Africani, ovvio anche nel grande caldo continente ogni nazione ha le sue proprie caratteristiche, ma se per esempio vai in Mozambico, i Mozambicani potrebbero portarti in Tribunale per non averli salutati la seconda volta che sei passata difronte a loro.

Sicuramente ci sono delle categorie di persone che nessuno saluta, in qualsiasi parte del mondo, pensiamo ai senzatetto, al mendicante per esempio. Forse perchè non hanno nessuno Status? E perchè decidiamo di non salutare queste persone, solo per il fatto di aver deciso volontariamente o involontariamente alle volte di scegliere una vita differente dalla nostra? Questo, per esempio, succede ovunque nel mondo, penso, dai freddi Paesi Scandinavi ai caldi Paesi Africani.

Mi soffermo a pensare al concetto di saluto e a quanto importante sia nella nostra vita quotidiana. Penso al fatto di avere oggi persone, amici, conoscenti, entrati nella mia vita per poco o molto tempo grazie al SALUTO. Se non li avessi salutati, se non avessi salutato nessuno di questi sarei, saremmo forse se è capitato anche a voi, delle persone completamente sole nell'Universo!

Quando una persona ti passa davanti non sai chi sia, cosa possa portare nella tua vita e tu nella sua eppure quante volte al giorno salutiamo? Salutiamo sul serio tutti quelli che incontriamo?

Possiamo salutare con un ciao, un ola, un hello, un semplice sorriso o uno scambio di sguardi, ma quante delle persone che ci passano accanto, salutiamo? Sicuramente poche, anzi pochissime. Poco tempo fa leggevo Leo Buscaglia (se vi capita tra le mani per favore fate la sua conoscenza, salutatelo) e mi ha entusiasmato pensare al concetto di saluto, a quante occasioni perdute, a quante amicizie sfumate per la mancanza di un'azione, di un semplice gesto.

Non immaginate quanto mi faccia incazzare passare davanti a qualcuno che fa finta di non vederti, o peggio ancora non solo non ricambia il tuo saluto, forse, in realtà non se ne è neanche reso conto.

NO, SONO UN ESSERE UMANO E VOGLIO ESSERE SALUTATA, COSA VI COSTA INVIARE UN GESTO CARINO, NESSUNO VI MANGERA'.

Non posso però negare che la maggiorparte delle volte dobbiamo fare i conti appunto con lo sconosciuto e il timore di questo “ The fear of the unknown”. Ma se cominciassimo a pensare che anche dall'altra parte esiste la stessa paura!? E comunque da dove deriva questa paura, non dovremmo avere molto di più la paura del conosciuto? Mi viene in mente, scrivendo, quanto questo concetto sia così vicino a quello per cui milioni di persone decidono di vivere una vita data, non scelta, seguendo un equilibrio precario, per la paura dell'ignoto. Come si direbbe perfettamente in Italiano con un proverbio “Si sa quel che si lascia e non si sa quel che si trova”! Eppure è proprio quì secondo me la bellezza di una vita vissuta al cercare qualcosa, una meta un'amicizia, un amore, una via, invece di accettare passivamente quella che si vive già, solo perchè la si sta vivendo e non per l'amore verso questa! Si, penso che concetti siano assolutamente prossimi: lo sconosciuto ci fa paura e non lo salutiamo!

Ma come dicevo prima, nell'azione di salutare, inconsciamente, alle volte salutiamo qualche sconosciuto e altri no, forse perchè lo sentiamo vicino a noi, forse per la sola circostanza, per pura sorte, e coincidenza. In realtà si da così per scontato il saluto, salutare non ha poi così grande importanza quando coinvolge gente che non si conosce, quando siamo per strada o in quasiasi luogo. Eppure il saluto è alla base della nostra vita. Pensate un poì a quante persone oggi conoscete grazie al fatto di averle salutate o di essere stati salutati la prima volta. Spero siano molte …..o forse no!!!!!!!!!! Cominciare a farlo, penso vi arricchirebbe di più, o comunque non vi diminuirebbe come persone!

Provate a farlo con I senzatetto I mendicanti e chi non ha uno status, come dicevo prima, una categoria. I matti per strada...poi matti anche lì il concetto bisognerebbe un po' pensarci su invece di prenderlo “for granted” come dicono da queste parti, per scontato, appunto. Perche non dovremmo salutare questi esseri umani? Datemi una spiegazione! Forse noi siamo più matti, più senzatetto e più mendicanti di loro!!! alle volte un saluto è la fonte di un calore umano e non sarebbe male darne un po'. Molte altre volte è puro rispetto, rispetto per non sapere che abbiamo di fronte!!!

Da un po' circolava nella mia mente!
Mi sembrava giusto condividerlo!

Vivete la vita va!!!!

Tina