terça-feira, 9 de junho de 2009

Primeira visita a cadeia em Maputo

Maputo, 9 Giugno 2009

Un giorno uggioso qui a Maputo, una pioggerellina fastidiosa che mi ricorda il terribile inverno londinese e un freddo inconsueto, che quasi avevo dimenticato.

Da due giorni faccio parte dell'equipe che legalizza gli arresti nella Cadeia Civil di Maputo. Infatti l'IPAJ (Instituto Patrocinio Assistencia Juridica), oltre a dare assistenza giuridica a chi non avendo mezzi economici, non può permettersi un avvocato, ha costituito due equipes: la prima attua la legalizzazione degli arresti che vengono effettuati giornalmente dalla polizia; la seconda aiuta i reclusi nella richiesta al giudice di libertà provvisoria sotto cauzione.

Vengo inserita, quindi, nell'equipe del Dottor Arturo che Lunedì comincia a spiegarmi quale in realtà è il nostro compito. Passiamo al Tribunale, sezione SIC (Sessao Instrucao Criminal), per ottenere informazioni sulle ultime decisioni del Giudice: rilascio o conferma della carcerazione preventiva? Lì ci accoglie una signorina ben vestita la quale farfugliando alcune parole, decide categoricamente di non darci le informazioni richieste. Sarà che la Dott.essa Tina, mulungo, ha generato, indirettamente, alcune complicazioni? Dato anche la conferma, da parte del Dottor Arturo, il quale mi dice che è la prima volta che si rifiutano di dare informazioni a riguardo? Ci penso un po', quasi mi viene di dirgliene quattro, in realtà sono così contenta che dimentico subito!!!

Torrniamo in ufficio. Arturo deve andare in Tribunale, così ci diamo appuntamento alle 11.00 per preparare le richieste di libertà provvisoria e andare alla Cadeia Civil. In effetti abbiamo deciso di agire dal di dietro per evitare altre risposte negative, dirigendoci direttamente alla prigione.


12.30 CADEIA CIVIL de MAPUTO

Alte mura bianche e una gran portone verde con in alto la scritta CADEIA CIVIL, caratterizza l'Avenida Kim Mi Sung a Maputo.

E' un giorno particolare per me, che ho aspettato tanto per realizzare questo sogno. E mi sento, non so, in realtà non riesco a capire. Tante sensazioni, ma sicuramente la coscienza di aver fatto un gran passo.

Aspettiamo che il gran portone sia aperto da una delle guardie ed eccomi entrare in prigione. Questa volta non Porto Azzurro, nell'isola d'Elba, in Italia, ma Maputo, in Mozambico, nell'Africa Australe.
Il verde e il bianco chiarissimi, quasi splendenti del di fuori si contrappone al verde e al bianco sporchissimo del di dentro. Come a segnalarti il confine tra due mondi, già!!! Lì, proprio sulla soglia di quel portone di ferro, così possente. Io e il Dottor Arturo, quindi, entriamo. In realtà non ricordo neanche se ci fossero altre persone lì con noi...no penso proprio di no!!! Ci “accoglie” una signora, una mamaafrica, nella sua gonna fatta con una coperta, sì, come quelle che noi usiamo per coprirci a letto o sul sofà. qui in Africa, invece, è molto comune vedere donne infagottirsi in quelle coperte, nei periodi più fredde dell'anno. Alcune facce mi guardano, non così male, poi, in realtà mi aspettavo di peggio, come richiesta di documenti, di passaporto lì all'entrata, invece nulla, proprio nulla.

Le pareti nere, un'entrata a croce greca, pochissima luce arrivare dall'ala che si apre dopo il transetto.

23/07/2009

Rientro in quella prigione e mi chiedo ancora e sempre lo farò: " ma che invenzione é questa!?".

Mi guardo attorno, osservo occhi, movimenti e richieste di aiuto e non mi viene neanche da piangere. Non più.

Divise nere con una scritta bianca così pallida che non si riesce a vedere con su scritto RECLUSO, terra rossa così rossa che ti entra negli occhi facendoti male tanto il colore é intenso.