quarta-feira, 19 de agosto de 2009


Il viaggiare



Ho cominciato a pensare al viaggio come ad una catarsi.

Catarsi della mente, del corpo e dell'anima. Mi e' sempre piaciuto viaggiare sin da piccola, quando i miei, durante quasi tutte le estati della mia infanzia decidevano di mettersi in macchina, alla scoperta del Sud. Amavano i campeggi i miei, e sempre campeggiavamo, prima con la nostra tenda, poi con una roulotte comprata negli ultimi anni prima che compissi i 18 anni. Il mio ultimo campeggio estivo con i miei genitori e mia sorella. In quegli anni ricordo io la mia mamma e la mia sorellina partivamo per il Gargano nel mese di Giugno, alla chiusura delle scuole e facevamo ritorno a casa solo in Settembre. Mio papa' ci raggiungeva durante i fine settimana per poi stabilirsi con noi nel mese di Agosto. Penso che nei campeggi mi e' cominciata a venire l'allergia per la casa, l'allergia per le quattro mura. Ricordo infatti che tornati a casa gia' mudavo di umore, sempre arrabbiata e con il broncio, al pensiero di dover passare mesi invernali al chiuso sino al prossimo Giugno. Ma il viaggiare inteso come spostarsi da una parte ad un'altra, alla scoperta di nuovi luoghi mi lasciava tranquilla e serena: mia mamma me lo ricorda ancora quando mettendomi in macchina, sul sedile posteriore, avevo solo pochi mesi, pochi anni, mi addormentavo tranquilla e spensierata, senza un pianto ne' un capriccio. Ho dovuto poi attendere i 19 anni per il mio primo e vero viaggio. Un Interrail alla scoperta della Francia, Olanda, Belgio e Lussenburgo, con una scappatina a Londra, in nave. Ricordo ancora, come se fosse oggi, l'emozione e l'adrenalina che sentivo quando ho messo piede su quel treno chedall'estrema Puglia ci avrebbe portato a Ventimiglia. Ma il viaggiare come mutamento di vita ho cominciato a sperimentarlo all'eta' di 12 anni, quando per rimettere in sesto un assetto familiare devastato dai continui tentativi di separazione dei miei (rido a pensare di parlare di questo con una tranquillita' esuberante, come a dire, il tempo rimargina le ferite), mio padre covince mia mamma a trasferirsi a Canosa di Puglia, a 30 Km. dalla mia citta' di origine, Andria. Se posso testimoniare che sia stata una catarsi per i miei genitori, non lo e' stata affatto per me. Strappare una ragazzina nella prima fase dell'adolescenza dai suoi amici, dal suo precario equilibrio mi e' costato molto dal punto di vista psicologico-evolutivo. Ho sempre odiato quella citta', pur essendo stata una tappa importante della mia vita, nel passaggio ad una adlescenza piu' matura. E' in quella citta' che ho fumato la mia prima sigaretta, ho baciato il primo fidanzatino, ho fatto "filone" a scuola la prima volta (termine che indica il bigiare la scuola).Ed e' li' che sono diventata una cima, essendo divenuta la prima della classe. Finita la scuola dell'obbligo ho cominciato un viaggiare continuo senza sosta dal quale non sono ancora venuta fuori. Andria, Francavilla al Mare, Bologna e la lunga pausa universitaria, Londra, Danimarca per poi arrivare in Africa: Mozambico, Sud Africa, Botswana, Zambia e di nuovo Mozambico. 10 anni di viaggi. Ma piu' che viaggiare questi paesi, li ho abitati tutti e tastati sulla mia pelle. Periodi bui intervallati da periodi fantastici ed estremamente positivi come quelli che vivo da due anni.



Viaggiare mi fa rinascere sempre. Viaggiare mi ha aperto la mente e il cuore. Viaggiare mi ha portato ad avere conoscenze, ma anche molti amici, in tutte le parti del mondo. Viaggiare mi purifica. Ma non tutti i tipi di viaggio. Preferisco quelli in treno, o da quando sono in Africa, in machibombo (il nostro bus, ma molto molto differente dal nostro primo mondo).



Viaggiare e' scoprire meglio se stessi, avere il tempo di guardarsi dentro e fuori, cosa che alle volte non abbiamo il tempo di fare. Il viaggio piu' bello e' quella da soli con se stessi o come ho imparato, in viaggio con tutto il mondo. Era l'estate 2005. Tanti eventi strani quell'anno culminati in una piccola pazzia. Stanca di tutto e di tutti decido che e' ora di prendere le redini in mano, definitivamente, un po' di coraggio e 0 paura. Destinazione Andalusia. Non so in realta' cosa hanno pensato i miei, quando di ritorno da Bologna, dove stavo preparado la tesi di laurea che avrebbe messo fine ad un altro viaggio statico nella pianura padana durato 5 anni, ho cominciato a fare la valigia e chiesto gentilmente se avessero qualcosa in contrario ad accompagnarmi a Civitavecchia per prendere la nave. Come al solito babbo, non nascondendo la sua invidia, mandava segni che alludessero...per favore mettimi nella tua valigia, mentre lo sguardo di mia mamma era molto piu' sul "Da sola? Ma non e' pericoloso?". Solo prima di mettere piede sulla nave, mentre mio papa' cercava definitivamente di farsi cosi' invisibile tanto da infilarsi sul serio nel mio bagpack, lei, dal suo trono: " okok, ma un messaggio al giorno ok?".



Ho avuto, in effetti dei genitori fantastici, dai quali, a partire dall'eta' di 16 anni, non ho mai sentito la parola: No, non puoi farlo!!! Molte volte penso che non potrei essere come loro nei confronti di un figlio. Babbo certo mi considera l'uomo di casa:" Non preoccuparti" dice spesso a mia mamma "lei sa cosa fa". Lei invece pur essendo quasi 10 anni che vivo fuori casa non ha perso l'ansia di sapere dove mi trovo. Non e' raro trovare 14 chiamate per poi sentirmi dire "Ma mi devi dire qualcosa? Stai bene? " Ioooooooooo??? Certo che e' il minino che possa aspettarmi, non ho assolutamente niente per cui lamentarmi. Insomma qual viaggio in Andalusia mi ha fatto ricredere, o forse credere in me, per la prima volta nella mia vita. Il mio primo viaggio da sola, come ho gia' detto, ma piu' che altro il mio primo viaggio con il mondo intero, sapendo parlare, oltretutto, solo l'italiano. Un mese alla ricerca delle mie origini zingare che penso abbia trovato li', in quelle grotte gitane della citta' di Granada. Nessuno in effetti mi scambiava per turista. Tutti, e succede sempre anche ora, mi chiedono se non sia spagnola. Sara' forse il mio modo di vestire, un po piu' "abbandonato" rispetto al "fighetto" italiano. Barcellona, Valencia, Malaga, Granada, Cordoba, Siviglia e Tarifa le citta piu' importanti che ho visitato. Cordoba e la sua magia araba mi sono rimaste nel cuore, Se dovessi un giorno tornare a vivere in Europa, forse sceglierei proprio l'Andalusia, ma questo non e' un nuovo pensiero. Sono tornata da questo viaggio con le lacrime agli occhi, mentre guardavo le onde del mare spumeggiare di felicita'. Forse per la prima volta nella vita non avevo avuto paura. Quel viaggio e' stata la consapevolezza che viaggiare e' CATARSI. La catarsi di Platone: liberazione e purificazione del corpo e dell'anima. O come Sigmund Freud affermava la catarsi aiuta a comprendere il senso evolutivo delle proprie esperienze di vita, riappropriandosi delle proprie energie fino a quel momento inpegnate in meccanismi di difesa a mantenere gli equilibri, Quel viaggio mi ha dato infatti un 'energia nuova, devastante, di una Tina definitivamente cresciuta.



Ricordo perfettamente il giorno della mia laurea. A tutti i miei amici avevo regalato un fiore, una rosa con in bigliettino annesso che diceva piu' o meno...sono alla fine di questo bellissimo viaggio, ma ora comincero a viaggiare alla scoperta della mia isola. Una persona importante nella mia vita mi ha sempre contrariata, affermando che viaggiare non e' assolutemente catarsi, e' soltanto un mudare di ambiente, di luoghi. Muda il di fuori, ma il tuo di dentro rimarra' lo stesso. Sarei curiosa di sapere se e' della stessa opinione anche oggi!!!



Quindi dopo la laurea mi ero ripromessa che era arrivato il momento di Viaggiare. Ero stata troppo ferma a Bologna, per 5 anni. Ero un po' stanca, avevo bisogno di un immersione profonda. Decido di partire per Londra. Un viaggio durato un anno, un viaggio particolare, differente, sofferto, un anno di prova da molti punti di vista. Lo ricordo principalmente come un viaggio di sofferenza, in una citta' che non sentivo mia, da nessun lato, con una lingua che non conoscevo, in un compromesso profondo di moltissime e differenti culture che alla fine ho quasi odiato. Quei luoghi, quegli occhi, quei gesti e quei passi, cosi frettolosi, non erano e non sarebbero mai diventati i miei. Avevo smesso di fare compromessi, sembrava!!! Ed e' stato vero!!! E' durato praticamente 365 giorni il viaggio londinese: 13 Dicembre 2005- 13 Dicembre 2006 quando decido di abbandonare tutti i compromessi che avevo accettato in quel tempo. Destinazione Danimarca. Qui comincia il VIAGGIO e la CATARSI.

UM SONHO

Malanga
Av. 24 Julho
Nyerere
depois
Av Mondlane até a estatua
continuo
Av. Zambia
Av. 24 Julho
Josina Machel
Patrice Lumumba

de BICICLETA

Não tinha carros, não tinha trafico, não tinha poluição

Maputo era fechada

de Malanga até Nyerere
de Baixa até Kaunda

SÓ BICICLETAS!!!
ERA SÓ UM SONHO

quarta-feira, 5 de agosto de 2009


Por MIRO (Belmiro Refeba Jorge)

Maputo, 29 Julho 2009
Morreu ontem ...

Nâo, non posso começar escrever de MIRO com a palavra morreu.

Conheçi o Miro algumos mêses atras, trabalhando juntos com ele por 15 dias. De verdade nâo conheço Miro, mas é por aquele pouco que trabalhamos juntos o achei uma pessoa, um homem muito simple e humile.
A postura dele, sempre assim perfecto, o atteggiamento sempre assim lindo e educado, o seu grande cabelo que lhe cobriva a cara, e o falar sempre assim pacado.

A semana passada o encontrei na rua, eu sempre de corsa de bicicleta até nâo parar para lhe comprimentar, mas só uma mão levada a dizer ciao miro estas bem sim ok falamos, e hoje me pento de nâo ter parado aquele dia.

Encontro um nosso amigo comum e me diz tina... Miro nâo esta mas connosco...nâo entendo...sim...morreu ontem no hospital.

Nâo acredito.

Invez sim...MIRO nâo esta mais connosco...foi para um outro lugar.

Trabalhamos bem juntos, a peça do seu grupo foi aquela que mais gostei porque cheia de realidade, de ideias: a sua dança assim leve, assim expressiva ate deixar o publico ficar a boca aberta.

Assim vai em bora um amigo, tambêm se nâo o conheçi bem, vai em bora um dançarino que muitos amaram até na Europa. Vai em bora um homem muito jovem para morrer e nos deixar aqui a viver esta vida.

Ainda nâo acredito, e nunca vou acreditar que nâo o posso mas encontrar fisicamente...mas sempre vai ficar na minha alma.

Ciao Miro.

Riposa in pace.

Tina