E' un ragazzo molto interessante, Nunu: in poche ore riesce a creare un'armonia che solo in Africa, si puo' instaurare con persone conosciute da pochi minuti.Parliamo per ore e ore io Nunu e Davide. Il turismo, il colonialismo, la Frelimo e la Renamo, le donne e la sua ricerca disperata di una che lo rispetti, che non esca con le sue amiche tutte le volte che vorrebbe, che voglia lavorare e non solo farsi bella. Ha provato a convivere con una maputense, Nunu, ma non e' durata a lungo. Lei, appunto, non aveva molto voglia di lavorare, era sempre li' a fare feste, anche in casa loro, dovendo lui sopportare la situazione anche quando, tornava stanco, la sera, dal lavoro. Ma non ci nasconde il fatto che era felice di portarsela a spasso, in minigonna, per mostrarla agli amici. Che tipo Nunu. Immaginate questa immagine: lui musulmano con la tunica e lei in minigonna con un rossetto accesissimo sulle labbra. Ma ora non ci sono problemi, ci spiega. Vive da solo da un po' di tempo, ha mandato via persino la signora che gli puliva casa perche' gli rubava piu' che mettere in ordine. Non pensava di fare questo viaggio, avendo, infatti programmato di rimanere a Maputo, ma poi, sua zia lo ha convinto a passare le vacanze a Quelimane, anche perche' ci sarebbe una bella ragazza che vorrebbe presentargli. Vi spieghero', poi, chi sia in realta', questa ragazza. Si fanno le sei del mattino. Li' al rio comincia la vita. Si comincia a spazzare difronte alle baracche, anche i camionisti si svegliano e certo i vari animali che ci avevano fatto compagnia anche di notte, ora, cominciano a "sgranchirsi le zampe". Anche io mi faccio un giro, lasciando Davide a Nunu alle ultime battute. Il ponte in costruzione mudera' praticamente tutto il paesaggio. Giapponesi e Cinesi, pare, stiano finanziando la grande opera, alla fine della quale tutte le baracche chiuderanno, le stesse barche che fanno da spola da una riva all'altra diventeranno forse barche- museo? Si dovra' pagare un pedaggio, ovviamente, per attraversare il ponte, ma per ora dobbiamo attendere il barco delle 7.00. Nella mia passeggiata noto scritte su alcune baracche che informano della possibilita' di fare il test per AIDS ogni martedi e pare che vendino anche del the', per guarire? Torno da Davide e dopo pipi e lavata veloce di denti decidiamo per un caffe'. Si', anche in riva al fiume. Non credendo ai nostri occhi, ci confermano di averlo, dobbiamo solo aspettare di bollire l'acqua. Non ci sono assolutamente problemi. Noi non abbiamo fretta!!! Caffe' e biscotti al cocco per colazione. Prendiamo i nostri zaino e ci dirigiamo verso la riva, in attesa di veder muovere qualcosa. Lo spettacolo e' fantastico. Il sole sta per sorgere. Ci sono piccole barchette che anticipano il grande barco: vedo entrare una intera famiglia con bici annesse, mentre alle loro spalle il grande mostro-ponte. Altre barchette arrivano dall'altra parte della riva, facendo scendere altre persone. Comincia un via vai niente male! Io quasi mi addormento su di una pietra sulla quale mi ero appoggiata, avendo il caffe' fatto l'effetto opposto. Mi sveglio a sentire pronunciare il mio nome: e' Nunu che pare approfitti della lontananza di Davide per chiedermi il nmero di telefono. Che malandro!!! Pur spacciandoci per fratelli, nessuno, ma dico, nessuno, ancora aveva abboccato. Davide, guardigno, si avvicina e si ricomincia a conversare di Sure, di Islamismo, delle 5 volte che lo stesso Nunu deve pregare al giorno e di cosa dice il Corano a riguardo di poligamia. Ok ok...arrivano i militari (sono della marina militare quelli che lavorano nel barco). Ancora 20 minuti e via. 1 metical per persona!!! Fanno entrare prima i camions e poi le persone a piedi. 15 minuti e siamo sull'altra riva del fiume!!!
PARTE TERZA
Rio-Quelimane
Nunu ci fa quasi da guida per prendere il prossimo chapa. gia', non siamo ancora arrivati, mancano circa 200 Km. a Quelimane. Il nostro cobrador ora e' un politico, uno Deputato dell'Assemblea della Repubblica. Un signore molto attaccato ai soldi, si nota subito, e con un affare nient'affatto educato e gentile chiede di pagare subito, 200 Mt. Una famiglia con padre, madre e due figli si siede sul sedile posteriore al nostro.Ci saranno altre 12 persone in quel chapa, ma la stanchezza ci avvolge in uno strano e scomodo sonno. Sono le 9 di mattina ormai e il sole ha fatto capolino ormai da un pezzo. Il calore comincia a farsi insopportabile. Ma il paesaggio e' molto bello. Nunu ci fara' da Cicerone, nei momenti in cui i nostri occhi si apriranno come finestrelle piccolissime. Ci indichera' le varie distese di riso, che viene coltivato in quella zona e al posto del quale, negli ultimi anni, c'e' stata una rincorsa alla Giatrofa. Non pensando al piccolo particolare che di giatrofa non si puo sfamare, di riso si'.
E' Domenica oggi. Da quando siamo in viaggio nessuno dei due, ne' io ne' Davide sapevamo piu' in che giorno del mese e della settimana ci trovassimo. La distesa di verde di fronte a noi quasi rilassa la mia stanchezza e rido, sorrido, a quanto sono contenta di aver deciso di fare questo viaggio. Il famoso cobrador fa da copilota, essendo il pilota un giovane mozambicano molto carino, direi. Il chapa nel quale viaggiamo e' di proprieta' di quell'antipaticissimo signore, sul quale Nunu ci racconta, neanche poi a bassa voce, che pur essendo politico, non era ancora riuscito a fare soldi, affaticandosi, di Domenica, giorno di riposo, a mudarsi in cobrador appunto. Sono quasi l'una, ricordo quando arriviamo a Quelimane.
QUILIMANE
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domingo, 3 de abril de 2011
Rotolando Verso Nord!
Maputo-Pemba di "machibombo" solo 3000 kilometri in 4 giorni
Decido di convincere Davide, non che ci sia voluto molto, a viaggiare sino a Nord per conoscere il Paese che abitiamo ormai da un anno.
Parto il 26 Dicembre direzione Maxixe, chiaro di machibombo (il mezzo di trasporto piu' usato in Mozambico, per percorrere lunghe distanze). Dopo circa 7 ore di viaggio, sotto un diluvio incessante, raggiungo la turistica citta' di Inhambane. Lo spettacolo che mi si presenta agli occhi e' alquanto drammatico. Villaggi fantasmi, capanne inzuppate di 3 giorni di pioggia continua, un deserto desolante e solo quasi in citta' noto alcuni uomini che cercano di deviare il fiume d'acqua, spostando zolle di terra da una parte all'altra della strada. Arrivo in citta' e mi dirigo al porto per imbarcarmi su di una piccola barca di circa 35 persone per raggiungere l'altra riva del mare, Maxixe. Davide mi viene incontro con quel suo bel sorriso napoletano e con un ombrello gigantesco gia' distrutto. Ue sore'!!! Allora si parte verso il Nord con questo diluvio Universale? Nel frattempo il suo sguardo si sposta sul fondoschiena di una bella e giovane "mamma Africa" che con frettoloso passo e in testa kili di..non ricordo cosa...si dirigeva verso il barco. E questa sara' solo il primo di innumerevoli fondoschiena!!!
Maxixe la nuova casa del mio fratellino. Ci dirigiamo nel bairro, mentre la pioggia si acquieta. Incontriamo alcuni bambini a giocare col del plastirolo nelle pozzanghere formatesi in 3 giorni di pioggia, Uno di loro, sul ciglio della strada, piange: i suoi occhi tristi e vivi allo stesso tempo. Gli avevano tolto il gioco di mano, cioe' un po' di polistirolo. Continuiamo a camminare sino ad una porta di ferro, all'apertura della quale compare un campo di mandioca e alcune case disperse e in rovina. Solo quelle proprio dinanzi al nostro cammino, noto, sono dipinte di rosa. Davide vive li'. La sua stanza, pavimento di cemento, 2 finestre una delle quali coperta da una lastra di compensato, un letto, un tavolo sul quale e' collocato il nuovo lap-top regalato da suo papa' e una esteira sulla quale giacciono magliette, pantaloni, tutto il poco abbigliamento portato dall' Italia. Ci prepariamo, ovvio, un caffe': sara' il primo di tanti, troppi caffe', specialmente quando incontreremo Tatiana e Andrea.
Di fronte alla nuova casa di Davide un albero, di manghi? Non ricordo bene. Fratelli' di manghi? Albero segno di tante chiacchierate e sigarette fumate all'ombra di un sole bollente (non il nostro caso, dal momento che ci avrebbe potuto difendere sono da goccioloni di pioggia incessante), il conoscitore di tanti segreti. Non ancora esausta ho voglia di conoscere un po' piu' da vicino Maxixe. Ripercorriamo la strada a ritroso e ci immergiamo nella piccolissima cittadina, approfittando della cessata pioggia. Maxixe, citta' di Indiani piu che di mozambicani, indiani che hanno fatto i soldi con il commercio qui in Mozambico e non solo qui a MAxixe. Una moschea sulla strada principale -la nazionale- ci rende ancor di piu' l'idea della loro presenza. Un Hotel trasformato in appartamenti, appare sul lato opposto della Moschea e ritornando verso la piazza centrale, alcune banche, troppe per essere in un piccolo paese e alcuni bar-ristorante. Affamati ci intrufoliamo in un campeggio-ristorante alla ricerca di un po di cibo. Ordiniamo del pesce che non tarda ad arrivare fortunatamente, ma sfortunatamente la cameriera, una bella fofa simpatica, ha sbagliato l'ordine. Quindi ci dividiamo il piatto di lulas, decidendo di prendere un altro bicchiere di vino e un'altra 2M. Usciro' quasi ubriaca dal ristorante. Ci dirigiamo verso casa, non piove. A casa mi faccio prendere dalla mania notturna di pulizie domestiche, ricordandomi l'immagine di una moglie che, andando a visitare suo marito, gli mette in ordine la casa. La desolazione della casa di Davide mi aveva colpito al primo minuto poche ore prima. La cucina sopratutto e il bagno. Era da dare una bella ripulita e un po' di colore!!! Persuado indirettamente anche il mio fratellino, che comincia ad aiutarmi: laviamo tutti i piatti sporchi, puliamo e mettiamo in ordine
una delle mensole ricoperte inizialmente di "baratas", comincio a disinfettare il bagno, laviamo a mano i pochi strofinacci sporchi che erano in giro e per finire il pavimento. Carlos il guardiano, sbirciandoci di sottecchi da lontano inizialmente, tentando anche di darci delle indicazioni utili, decide definitivamente di andare a fare una ronda con il suo arco e frecce, mentre io e Davide ci lasciamo avvolgere dal nostro rituale domestico. Sfiniti riesco a bere il mio te' preferito da quando sono in Africa, fatto di foglie di pianta di limone. Dopo pochi minuti mi lascio addormentare dal nuovo letto in un sonno profondo sino al mattino dopo, quando verso le 4, vengo svegliata da una pioggia torrenziale. Piove di nuovo!!!
Decido di convincere Davide, non che ci sia voluto molto, a viaggiare sino a Nord per conoscere il Paese che abitiamo ormai da un anno.
Parto il 26 Dicembre direzione Maxixe, chiaro di machibombo (il mezzo di trasporto piu' usato in Mozambico, per percorrere lunghe distanze). Dopo circa 7 ore di viaggio, sotto un diluvio incessante, raggiungo la turistica citta' di Inhambane. Lo spettacolo che mi si presenta agli occhi e' alquanto drammatico. Villaggi fantasmi, capanne inzuppate di 3 giorni di pioggia continua, un deserto desolante e solo quasi in citta' noto alcuni uomini che cercano di deviare il fiume d'acqua, spostando zolle di terra da una parte all'altra della strada. Arrivo in citta' e mi dirigo al porto per imbarcarmi su di una piccola barca di circa 35 persone per raggiungere l'altra riva del mare, Maxixe. Davide mi viene incontro con quel suo bel sorriso napoletano e con un ombrello gigantesco gia' distrutto. Ue sore'!!! Allora si parte verso il Nord con questo diluvio Universale? Nel frattempo il suo sguardo si sposta sul fondoschiena di una bella e giovane "mamma Africa" che con frettoloso passo e in testa kili di..non ricordo cosa...si dirigeva verso il barco. E questa sara' solo il primo di innumerevoli fondoschiena!!!
Maxixe la nuova casa del mio fratellino. Ci dirigiamo nel bairro, mentre la pioggia si acquieta. Incontriamo alcuni bambini a giocare col del plastirolo nelle pozzanghere formatesi in 3 giorni di pioggia, Uno di loro, sul ciglio della strada, piange: i suoi occhi tristi e vivi allo stesso tempo. Gli avevano tolto il gioco di mano, cioe' un po' di polistirolo. Continuiamo a camminare sino ad una porta di ferro, all'apertura della quale compare un campo di mandioca e alcune case disperse e in rovina. Solo quelle proprio dinanzi al nostro cammino, noto, sono dipinte di rosa. Davide vive li'. La sua stanza, pavimento di cemento, 2 finestre una delle quali coperta da una lastra di compensato, un letto, un tavolo sul quale e' collocato il nuovo lap-top regalato da suo papa' e una esteira sulla quale giacciono magliette, pantaloni, tutto il poco abbigliamento portato dall' Italia. Ci prepariamo, ovvio, un caffe': sara' il primo di tanti, troppi caffe', specialmente quando incontreremo Tatiana e Andrea.
Di fronte alla nuova casa di Davide un albero, di manghi? Non ricordo bene. Fratelli' di manghi? Albero segno di tante chiacchierate e sigarette fumate all'ombra di un sole bollente (non il nostro caso, dal momento che ci avrebbe potuto difendere sono da goccioloni di pioggia incessante), il conoscitore di tanti segreti. Non ancora esausta ho voglia di conoscere un po' piu' da vicino Maxixe. Ripercorriamo la strada a ritroso e ci immergiamo nella piccolissima cittadina, approfittando della cessata pioggia. Maxixe, citta' di Indiani piu che di mozambicani, indiani che hanno fatto i soldi con il commercio qui in Mozambico e non solo qui a MAxixe. Una moschea sulla strada principale -la nazionale- ci rende ancor di piu' l'idea della loro presenza. Un Hotel trasformato in appartamenti, appare sul lato opposto della Moschea e ritornando verso la piazza centrale, alcune banche, troppe per essere in un piccolo paese e alcuni bar-ristorante. Affamati ci intrufoliamo in un campeggio-ristorante alla ricerca di un po di cibo. Ordiniamo del pesce che non tarda ad arrivare fortunatamente, ma sfortunatamente la cameriera, una bella fofa simpatica, ha sbagliato l'ordine. Quindi ci dividiamo il piatto di lulas, decidendo di prendere un altro bicchiere di vino e un'altra 2M. Usciro' quasi ubriaca dal ristorante. Ci dirigiamo verso casa, non piove. A casa mi faccio prendere dalla mania notturna di pulizie domestiche, ricordandomi l'immagine di una moglie che, andando a visitare suo marito, gli mette in ordine la casa. La desolazione della casa di Davide mi aveva colpito al primo minuto poche ore prima. La cucina sopratutto e il bagno. Era da dare una bella ripulita e un po' di colore!!! Persuado indirettamente anche il mio fratellino, che comincia ad aiutarmi: laviamo tutti i piatti sporchi, puliamo e mettiamo in ordine
una delle mensole ricoperte inizialmente di "baratas", comincio a disinfettare il bagno, laviamo a mano i pochi strofinacci sporchi che erano in giro e per finire il pavimento. Carlos il guardiano, sbirciandoci di sottecchi da lontano inizialmente, tentando anche di darci delle indicazioni utili, decide definitivamente di andare a fare una ronda con il suo arco e frecce, mentre io e Davide ci lasciamo avvolgere dal nostro rituale domestico. Sfiniti riesco a bere il mio te' preferito da quando sono in Africa, fatto di foglie di pianta di limone. Dopo pochi minuti mi lascio addormentare dal nuovo letto in un sonno profondo sino al mattino dopo, quando verso le 4, vengo svegliata da una pioggia torrenziale. Piove di nuovo!!!
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