segunda-feira, 25 de abril de 2011
11.31 pm Cape Town
I am at home, studying for the next essay that I need to prepare for the Course on Social Justice, Law and Poverty.
It is cold outside: today it is the first winter day after a beautiful summer.There must be 15 degrees outside.
I wear two pairs of trousers, three layers of shirts and a blanket on my shoulders. I an still cold.
I decide to smoke the last cigarette before to go to bed.
I drive myself on the balcony and surprisingly I notice a line of people laying under the rain in the cold Sea Point, the area where at moment I live.
Surprisingly I cannot believe what my eyes seeing.
I have been living in this apartment since October and over this time Police and Private Companies have been patrolling the streets to "clean up" the roads. To date, homeless have been forced to leave and go somewhere else because they are not welcome.
Tonight is cold and while I smoke my cigarette I cannot take my eyes away from what I see.
Suddenly there is no Police, suddenly there is no personnel who is patrolling the street. And the homeless are there, happily? and freezing under the rain.
I do ask myself if the winter is going to change the policy that has been applied over summer time. Now there is not need to "clean up" the street?
It is too cold for the Police to come over and cease homeless away.
What Social Justice is this?
I am still cold, although inside the apartment and the homeless are freezing more than me!
I took a picture few weeks ago: the sign says that it is not allowed to sleep outside. Suddenly it is!!!
Solidarity is not about fighting other people's battles. It is about establishing cooperation between different constituencies on the basis on mutual self-rspect and concerns about the injustices suffered by each. It is about thaking sides in the face of injustice or the processes that reproduce injustice. It is not built on sympathy or charity or the portrayal of others as objects of pity. It is not about fundrasing to run your projects overseas, but raising funds that others can use to fight their own battles. It is about taking actions within one's own terrain that will enhance the capacity of others to succeed in their fight against injustice (MANJI 1998)
segunda-feira, 18 de abril de 2011
sexta-feira, 15 de abril de 2011
Un pensiero su Vittorio Arrigoni!
Il cuore piange di tristezza alla morte di Vittorio Arrigoni.
Ma nelle vite differenti come quella di Arrigoni dovremmo solo imparare a prenderle come esempio per cambiare e non accettare passivamente la violenza, il non rispetto, e l'odio per il diverso.
Ora non c'e' tempo per piagere, non ce lo siamo goduti prima....Vittorio, perche' ora piangere!!!!
Ora sarebbe solo il tempo di alzarsi e creare un mondo diverso.
Non abbiamo bisogno di andare in Gaza....
Bisogna solo uscire dalla porta di casa e sorridere a tutti, difendere i piu' vulnerabili, non accettare le ingiustizie.
Non c'e' bisogno di andare in Chiesa per farlo, basta la propria religione, quella interna.
Grazie Vittorio
Forse sarebbe meglio danzare la sua morte, non con dolore, ma con ammirazione di chi come lui, ci ha almeno provato.
Ma nelle vite differenti come quella di Arrigoni dovremmo solo imparare a prenderle come esempio per cambiare e non accettare passivamente la violenza, il non rispetto, e l'odio per il diverso.
Ora non c'e' tempo per piagere, non ce lo siamo goduti prima....Vittorio, perche' ora piangere!!!!
Ora sarebbe solo il tempo di alzarsi e creare un mondo diverso.
Non abbiamo bisogno di andare in Gaza....
Bisogna solo uscire dalla porta di casa e sorridere a tutti, difendere i piu' vulnerabili, non accettare le ingiustizie.
Non c'e' bisogno di andare in Chiesa per farlo, basta la propria religione, quella interna.
Grazie Vittorio
Forse sarebbe meglio danzare la sua morte, non con dolore, ma con ammirazione di chi come lui, ci ha almeno provato.
quinta-feira, 14 de abril de 2011
How Cape Town is excluding "Informal Economy Workers" from some of its roads!
domingo, 3 de abril de 2011
Rotolando Verso Nord! Terza Parte
E' un ragazzo molto interessante, Nunu: in poche ore riesce a creare un'armonia che solo in Africa, si puo' instaurare con persone conosciute da pochi minuti.Parliamo per ore e ore io Nunu e Davide. Il turismo, il colonialismo, la Frelimo e la Renamo, le donne e la sua ricerca disperata di una che lo rispetti, che non esca con le sue amiche tutte le volte che vorrebbe, che voglia lavorare e non solo farsi bella. Ha provato a convivere con una maputense, Nunu, ma non e' durata a lungo. Lei, appunto, non aveva molto voglia di lavorare, era sempre li' a fare feste, anche in casa loro, dovendo lui sopportare la situazione anche quando, tornava stanco, la sera, dal lavoro. Ma non ci nasconde il fatto che era felice di portarsela a spasso, in minigonna, per mostrarla agli amici. Che tipo Nunu. Immaginate questa immagine: lui musulmano con la tunica e lei in minigonna con un rossetto accesissimo sulle labbra. Ma ora non ci sono problemi, ci spiega. Vive da solo da un po' di tempo, ha mandato via persino la signora che gli puliva casa perche' gli rubava piu' che mettere in ordine. Non pensava di fare questo viaggio, avendo, infatti programmato di rimanere a Maputo, ma poi, sua zia lo ha convinto a passare le vacanze a Quelimane, anche perche' ci sarebbe una bella ragazza che vorrebbe presentargli. Vi spieghero', poi, chi sia in realta', questa ragazza. Si fanno le sei del mattino. Li' al rio comincia la vita. Si comincia a spazzare difronte alle baracche, anche i camionisti si svegliano e certo i vari animali che ci avevano fatto compagnia anche di notte, ora, cominciano a "sgranchirsi le zampe". Anche io mi faccio un giro, lasciando Davide a Nunu alle ultime battute. Il ponte in costruzione mudera' praticamente tutto il paesaggio. Giapponesi e Cinesi, pare, stiano finanziando la grande opera, alla fine della quale tutte le baracche chiuderanno, le stesse barche che fanno da spola da una riva all'altra diventeranno forse barche- museo? Si dovra' pagare un pedaggio, ovviamente, per attraversare il ponte, ma per ora dobbiamo attendere il barco delle 7.00. Nella mia passeggiata noto scritte su alcune baracche che informano della possibilita' di fare il test per AIDS ogni martedi e pare che vendino anche del the', per guarire? Torno da Davide e dopo pipi e lavata veloce di denti decidiamo per un caffe'. Si', anche in riva al fiume. Non credendo ai nostri occhi, ci confermano di averlo, dobbiamo solo aspettare di bollire l'acqua. Non ci sono assolutamente problemi. Noi non abbiamo fretta!!! Caffe' e biscotti al cocco per colazione. Prendiamo i nostri zaino e ci dirigiamo verso la riva, in attesa di veder muovere qualcosa. Lo spettacolo e' fantastico. Il sole sta per sorgere. Ci sono piccole barchette che anticipano il grande barco: vedo entrare una intera famiglia con bici annesse, mentre alle loro spalle il grande mostro-ponte. Altre barchette arrivano dall'altra parte della riva, facendo scendere altre persone. Comincia un via vai niente male! Io quasi mi addormento su di una pietra sulla quale mi ero appoggiata, avendo il caffe' fatto l'effetto opposto. Mi sveglio a sentire pronunciare il mio nome: e' Nunu che pare approfitti della lontananza di Davide per chiedermi il nmero di telefono. Che malandro!!! Pur spacciandoci per fratelli, nessuno, ma dico, nessuno, ancora aveva abboccato. Davide, guardigno, si avvicina e si ricomincia a conversare di Sure, di Islamismo, delle 5 volte che lo stesso Nunu deve pregare al giorno e di cosa dice il Corano a riguardo di poligamia. Ok ok...arrivano i militari (sono della marina militare quelli che lavorano nel barco). Ancora 20 minuti e via. 1 metical per persona!!! Fanno entrare prima i camions e poi le persone a piedi. 15 minuti e siamo sull'altra riva del fiume!!!
PARTE TERZA
Rio-Quelimane
Nunu ci fa quasi da guida per prendere il prossimo chapa. gia', non siamo ancora arrivati, mancano circa 200 Km. a Quelimane. Il nostro cobrador ora e' un politico, uno Deputato dell'Assemblea della Repubblica. Un signore molto attaccato ai soldi, si nota subito, e con un affare nient'affatto educato e gentile chiede di pagare subito, 200 Mt. Una famiglia con padre, madre e due figli si siede sul sedile posteriore al nostro.Ci saranno altre 12 persone in quel chapa, ma la stanchezza ci avvolge in uno strano e scomodo sonno. Sono le 9 di mattina ormai e il sole ha fatto capolino ormai da un pezzo. Il calore comincia a farsi insopportabile. Ma il paesaggio e' molto bello. Nunu ci fara' da Cicerone, nei momenti in cui i nostri occhi si apriranno come finestrelle piccolissime. Ci indichera' le varie distese di riso, che viene coltivato in quella zona e al posto del quale, negli ultimi anni, c'e' stata una rincorsa alla Giatrofa. Non pensando al piccolo particolare che di giatrofa non si puo sfamare, di riso si'.
E' Domenica oggi. Da quando siamo in viaggio nessuno dei due, ne' io ne' Davide sapevamo piu' in che giorno del mese e della settimana ci trovassimo. La distesa di verde di fronte a noi quasi rilassa la mia stanchezza e rido, sorrido, a quanto sono contenta di aver deciso di fare questo viaggio. Il famoso cobrador fa da copilota, essendo il pilota un giovane mozambicano molto carino, direi. Il chapa nel quale viaggiamo e' di proprieta' di quell'antipaticissimo signore, sul quale Nunu ci racconta, neanche poi a bassa voce, che pur essendo politico, non era ancora riuscito a fare soldi, affaticandosi, di Domenica, giorno di riposo, a mudarsi in cobrador appunto. Sono quasi l'una, ricordo quando arriviamo a Quelimane.
QUILIMANE
PARTE TERZA
Rio-Quelimane
Nunu ci fa quasi da guida per prendere il prossimo chapa. gia', non siamo ancora arrivati, mancano circa 200 Km. a Quelimane. Il nostro cobrador ora e' un politico, uno Deputato dell'Assemblea della Repubblica. Un signore molto attaccato ai soldi, si nota subito, e con un affare nient'affatto educato e gentile chiede di pagare subito, 200 Mt. Una famiglia con padre, madre e due figli si siede sul sedile posteriore al nostro.Ci saranno altre 12 persone in quel chapa, ma la stanchezza ci avvolge in uno strano e scomodo sonno. Sono le 9 di mattina ormai e il sole ha fatto capolino ormai da un pezzo. Il calore comincia a farsi insopportabile. Ma il paesaggio e' molto bello. Nunu ci fara' da Cicerone, nei momenti in cui i nostri occhi si apriranno come finestrelle piccolissime. Ci indichera' le varie distese di riso, che viene coltivato in quella zona e al posto del quale, negli ultimi anni, c'e' stata una rincorsa alla Giatrofa. Non pensando al piccolo particolare che di giatrofa non si puo sfamare, di riso si'.
E' Domenica oggi. Da quando siamo in viaggio nessuno dei due, ne' io ne' Davide sapevamo piu' in che giorno del mese e della settimana ci trovassimo. La distesa di verde di fronte a noi quasi rilassa la mia stanchezza e rido, sorrido, a quanto sono contenta di aver deciso di fare questo viaggio. Il famoso cobrador fa da copilota, essendo il pilota un giovane mozambicano molto carino, direi. Il chapa nel quale viaggiamo e' di proprieta' di quell'antipaticissimo signore, sul quale Nunu ci racconta, neanche poi a bassa voce, che pur essendo politico, non era ancora riuscito a fare soldi, affaticandosi, di Domenica, giorno di riposo, a mudarsi in cobrador appunto. Sono quasi l'una, ricordo quando arriviamo a Quelimane.
QUILIMANE
Rotolando Verso Nord! Seconda Parte
Parte seconda Maxixe-Rio Zambezi
Riusciamo ad alzarci solo alle 8.30 io e Davide, essendo la sveglia delle 4 quasi inutile ormai. Diluvia ed e' ancora buio!!! Il primo Ricoffi, il nostro Caffe' Africano, una tazza di acqua marrone che abbiamo cominciato a conoscere in Danimarca e quindi a farcela amica, anche perche il vero caffe' italiano e' un lusso sfrenato. un paio di sigarette e si fanno le 10. Troppi dubbi e tanta pioggia ancora, incessante. No...il nostro viaggio non puo terminare a Maxixe. Solo 700 Km. No!!! Convinco Davide, ancora? Davide ma puo' essere abbia continuato a convincerti sino alla fine del viaggio? Spero vivamente di no. Insomma pare lo convinco a fare il suo zainetto e partire, tentando di fare l'autostop. Molti sono i camionisti o i turisti diretti al Nord. I primi sino a Beira o Chimoio, Provincia di Sofala, i secondi, perlopiu' Sudafricani sino a Vilanculos, altra citta' turistica, famosa per le immersioni subacque. Ci dirigiamo verso la Nazionale, quindi, in attesa di un passaggio di fortuna che ci avrebbe fatto risparmiare bei soldini. Piccolo particolare, pioveva ancora a dirotto e le strade ed il paesaggio davanti ai nostri occhi era alquanto tragico. Persino una ruspa, cosa che si vede molto raramente, era arrivata in soccorso di alcune case nei pressi della casa di Davide. Mi guardavo intorno, l'acqua era arrivat a livelli allucinanti, entrando nelle capanne, elle case di mattoni, ovunque. Alcuni bambini gironzolavano con ombrelli di una dimensione stratosferica. Ombrelli per obesi, ma non siamo in Africa? Attendiamo, proviamo cercando di ottenere il nostro passaggio. Tutti ci fanno segno che gireranno alla prossima, solo un camionista dal suo truck all'americana tira fuori la piccola faccetta e ci chiede Dove andate? Ma io vado a Vilanculos. Non so ancora perche' abbiamo rifiutato quel passaggio. La pioggia nel frattempo cominciava a bagnarmi le mutande, non avendo, noi, mulungu ( cosi chiamano i bianchi) un ombrello. Ancora economia da volontari puri!!! 3 ore di tentativi, pensiamo siano sufficienti, dobbiamo prenderci un altro caffe, subito e poi aspetteremo definitivamente il machibombo che arriva da Maputo, verso le 12.30. Incontriamo alcuni Sudafricani, anche loro direzione Vilanculos, ma uno di loro mi dice non hanno posto. 5 minuti dopo li vediamo sfrecciare con i loro 4 by 4, praticamente vuoti. Ci avranno preso per banditi?!!! o Sfigati?? La seconda forse. Basta. Sono gia' incazzata. No, scherzo, solo un po' fradicia mentre io e Davide ce la ridiamo ancora pensando alle frasi ottimiste che mia mamma mi lancia quando mi chiama, l'ultima delle quali era:" Attenti che vi prendete una polmonite e poi andate in ospedale!!! Azzzzzz. Dice Davide e cosi e' stata la nostra prima preoccupazione. ohhh no polmonite eee!!! ok. Quindi prendiamo il machibombo che arriva proprio quando, alle 13 ci e' venua quasi fame e deciadiamo di approfittare di un'altra bella fofa, proprietaria para della baracca che vende da magiare alla fermata degli autobus. Un bel sande (panino) con uovo e formaggio. Davide sta diventando vegetariano anche lui? No, non vi preoccupate, in seguito il suo menu diventera solo mezza gallina. Dopo aver sborsato 800 Meticais a testa, con destinazione Inchope, si sale e si parte!!!
La strada e' delle piu' terribili del Mozambico: vorrei tanto scrivere il mio quaderno di bordo, ma, sul serio, non ci riesco. Riesco solo a fotografare la strada dal finestrino, o mamma mia!!! Pare l'avessero costruita gli italiani, a suo tempo. Be' forse una ripassatina non farebbe male. L'autista corre ad una velocita' inimmaginabile e fa sole poche soste. Penso che debba raggiungere sua moglie o le sue svariate mogli? Non lo sapremo mai! Io e Davide siamo seduti negli ultimi sedili, laggiu', in fondo. Ci affianca una ragazzina che, pensiamo stia viaggiando da sola, riusciamo infatti, solo a sapere che sta andando a Tete. Molto taciturna, Davide tenta anche di offrirle una gomma da masticare alla quale lei rifiuta con quasi il solo cenno del capo, ma la vediamo canticchiare tutte le canzoni che ascoltiamo. Ah caratteristica di questo autobus e' il volume della musica: livello da inquinamento acustico niente male, riposando le nostre orecchie solo nei 30 secondi di intervallo tra una canzone e la prossima. Arriveremo a Inchope esausti anche per questo!!! Dall'altra parte una coppia molto giovane: lei carina, ma lui assolutamente brutto!!!Davide dice che esagero. "Tou a pedir..." ,dice lei, mentre io gia' mudo il viso rilassato della mia faccia e prima che mi arrabbi lei continua "vorrei una gomma da masticare per cercate di tappare il forellino del tetto dell'autobus dal quale cadono su di lei gocce d'acqua!!! Ahhhhh, io e davide ci guardiamo, io gia' rasserenata e ci facciamo una gran risata. Penso debba spiegare la mia riluttanza verso queste due parole, Tou pedir, pronunciare qui' molto, ma molto frequentemente. Davide che ne dici? Forse e' meglio scrivere un intero racconto!!! Quindi alla prosima. Davanti a noi, invece c'e' una mamma con un neonato di un mese, un giovane belloccio mozambicano e subito a fianco a loro, ma dall'altra parte una famiglia non molto giovane con una bellissima bambina, forse di 4 anni, con le treccine, la quale non smettera' mai di mangiare, sino alla fine del nostro viaggio. Anche quando tentera' di addormentarsi, aprira' l'occhietto per riaprire la bustina di dolci paninetti che usano fare qui in Mozambico e darne un morso, anche due!!! Eravamo partiti alle 13.30 piu' o meno, e per fare circa 500 Km., arriveremo a Inchope, incrocio tra Beira e Chimoio alle 22.00.Ormai era completamente buio e ho un flashback, di quando mesi prima mi ritrovai sulla stessa strada, e a scendendo dalla macchina che mi aveva dato un passaggio, ero stata buttata nella realta' africana con 2 possibilita': tentare l'autostopo con uno delle decine di camionisti che percorrono quella strada o prendere una stanza in una posada e aspettare il giorno dopo per continuare a viaggiare. Ma quella e' un'altra storia. Questa volta il mio fratellino e' con me. Inchope e' una zona molto trafficata. Pare la frontiera tra sud e il centro del Paese. I camionisti usano sostare li' per riposarsi. Al di la' di alcune posadas ci sono baracche sempre aperte che ti offrono da mangiare e da bere in tutte le ore del giorno e della notte. Riso, pollo assado, xima, feijoada, refresco e molta molta birra. Il tasso di HIV/AIDS sale repentinamente: dopo Ressano Garcia, frontiera con il Sudafrica, Inchope e' da considerare la tappa successiva che si incontra il que corridoio stradale che ha fatto dell' Africa Australe, una con il piu' altro rischio di epidemia dato anche l'alto livello di prostituzione. Scesi dal machibombo con il ragazzo che ci stava dinanzi, percorriamo un pezzo di strada a piedi per dirigerci a chiedere informazioni. Il nostro piano iniziale era, infatti, cambiato. Non saremmo piu' andati a Chimoio per rimanere a dormire in casa della ONG per cui lavoravamo prima, ma direttamente a Quelimane, se ci fosse stata l'occasione. Un ragazzo, infatti ci viene incontro chiedendo la nostra destinazione: lui o meglio il chapa per cui lui sta raccolgiendo persone va fino al Rio Zambezi. Mhhh, non mi convince molto, ma raggiungiamo lo stesso chapa e chiediamo alle persone che aspettano che il minibus si riempia per poi partire. Due donne ci spiegano che si', si arriverebbe fino al rio e poi li' bisogna aspettare le 7.00, l'ora della prima barca per l'altra sponda del fiume. pur non essendo molto decisa, Davide nel frattempo era quasi morto, pensiamo che forse sia la miglior cosa: prendere quel chapa, a 220 Mt. per arrivare al rio. Il chapa era praticamente pieno, ma a quanto pare avrebbero caricato altre due tre persone, spiegazione per la quale dopo 10 minuti ancora non eravamo partiti. A parte alcuni uomini sui 40-50 anni seduti sui sedili posteriori, c'erano due donne, una delle quali con una bimba di circa 6 anni e nelle file dinanzi per lo piu' giorvani. Immediatamente scorgo, nel primo sedile, un ragazzo dall'occhio vivace e spiritoso, pronto alla battuta. Mulatto, forse sui 30 anni, diventera' poi il nostro amico Nunu. Nel frattempo si parte ma dopo circa 3 minuti, l'autista si ferma, nel buio pesto e uno di quelli che sarebbero dovuti essere il cobrador (parola che indica qui la persona al quale devi pagare la somma del tuo tragitto nel chapa) dice "ok ok, ora paghiamo tutti ok?" Il mio cuore comincia a battere, subito infilo la mano nella borsa per prendere tra le mani tutti i soldi che ho con me e cercare di metterli nel mio seno, non so effettivamente perche' questo gesto. Immagino immediatamente che sono banditi e che ci vogliono togliere tutto quello che abbiamo. In effetti sono 3 i cobradori, mi rendo conto, troppi!!! Il piu' grosso, sembrava Pilofemo, mamma che terrore solo a guardarlo pero', subito dopo la sua frase sul pagamento da effettuare e ricordo eravamo al buio pesto, nel mezzo di non so dove, questo tizio comincia un battibecco con il ragazzo dall'occhio vispo, mentre tutti, con piu' calma della mia, cercano di capire cosa stia succedendo. Lo stesso autista cerca di spiegare, ma tutti dicono la loro, che non e' possibile questo trattamento, che potevamo pagare all'inizio, prima di partire e poi chi sono questi 3 fantomatici cobradori. Nel frattempo Polifemo e Occhio Vispo cominciano a parlare di politica, arrivando a citare Frelimo e Renamo (i due famosi e storici partiti mozambicani). Il secondo comincia anche a insultarlo un po' al punto da chiamarlo bandito e da scattargli una foto con il telefonino. Li' ritorna quasi la calma, io e Davide ce la ridiamo pure!!! Finalmente riusciamo a capire, dalle parole dell'autista che finalmente ha deciso di parlare, anche perche' la maggiorparte, specialmente le due donne e le file posteriori, volevano che tornasse indietro, l'austista spiega che aveva chiesto un favore ai due tizi, pergandoli di trovare persone che andassero fino al rio. I due, figurati, per fare un po' di denaro, questo ed altro, avevo accettato al patto che pero' avessero aumentato il prezzo di 20 Mt; il vero valore del cammino fino al rio era infatti di 200 Mt e non 220 e per non dare troppo all'occhio avevano deciso con lui,l'autista, di far pagare un po' fuori Inchope, in modo da prendere i loro 20Mt. cada persona e tornare al paese. Che spavento!!!
Nela frattempo, quindi, pagando la somma, si parte. Lasciamo sedere tra di noi l'unica bambina che era sulle ginocchia: inizialmente impaurita dalla diversita' della nostra pelle che anche la bambina aveva notato, nel tragitto si lascera' andare sino a sedersi sulle mie ginocchia,a bbracciandomi il collo e dormendo sonni tranqulli. Avevo praticamente adottato una figlia nell'arco di poche ore: non ero quindi riuscita a chiudere un occhio per riposare un po essendo lo spazio, gia' piccolo, riducitosi ancor di piu'. Abbiamo riso quando lei, di scatto, non potendo trovare la sua posizione per dormire, e dopo i miei tentativi di aiutarla, si sia di scatto buttata su di me!!! Arriviamo al rio Zambezia alle 2.00 circa. E che stanchezza. Anche Davide non so come faccia a reggersi in piedi. Riesco a vedere alcune luci, e con l'aiuto della luna scorgo ombre di capretti e buoi. Dicono di stare attenti ai coccodrilli, essendoci acqua proprio vicino a noi. Ovviamente scherzano!!! Sul serio? L'autista cosi' gentilmente ci butta fuori dal veicolo, in mezzo, ce ne accorgiamo solo fuori, a capi di bestiame, camions addormentati e ad un ronzio di zanzare. No malaria no!!! Se fino a quel momento eravamo riusciti a evitare la polmonite che mamma Grazia ci aveva predetto, ora dovevamo combattere anche questa!!! Quindi scesi dal chapa, alcuni decidono di andare a bere qualche birra in attesa che albeggi. mentre io, Davide, Occhio Vispo e un altro ragazzo cominciamo a chiacchierare: sono solo le 2, ci sono zanzare che vorrebbero mangiarci e il primo barco partira' solo alle 7, in tutto cio' non abbiamo dormito ancora. Nunu, questo il nome di Occhio Vispo si presenta: e' mozambicano, ha 31 anni, di origini pakistane, musulmano formato in Scienze del Turismo a Maputo ed in viaggio per Quelimane, alla ricerca di una donna da sposare. Come si direbbe dalle nostre parti, mogli e buoi dei paesi tuoi; alcuni detti sono validi in tutto il mondo!!! Io e Davide ce la ridiamo ancora, pur non avendo le forze neanche per respirare. Nunu si fa prestare da una baracca, dopo tanto faticare, dal momento che le guardie hanno il terrore che si rompino, delle sedie su cui sederci. E li' si comincia una fantastica conversazione, con agnellini e buoi che ci passano alle spalle, zanzare all'attacco, allontanate dalla mia capulana usata tipo cintura sui culetti dei bambini e una luna che ci fa luce. Il bello del viaggiare, ma penso della vita in generale e' l'incontro, alle volte con persone fnatastiche che t lasciano tanto,seppure incontrate per pochi minuti. Nunu insegna a Maputo, vive da solo nella zona Baixa della citta', i suoi genitori sono morti quando lui era ancora piccolo, sua madre era cattolica e suo padre musulmano. Ha tre fratelli, non tutti musulmani, avendo potuto decidere quale religione seguire. E' nato in Quelimane, Nunu, dove e' vissuto con gli zii. Si trasferisce a Maputo dove riesce a terminare gli studi in turismo.E' molto interessante parlare con lui. Ci racconta dell'origine della parola Mozambico, derivante da Mujin Bin Bique, un re indiano, ci racconta che poi, alla fine, durante il colonialismo non si stava cosi' male, specialmente nel nord del Paese, dove coloni e colonizzatori vivevano in armonia. Parliamo per ore e ore io Nunu e Davide. Il turismo, il colonialismo, la Frelimo e la Renamo, le donne e la sua ricerca disperata di una che lo rispetti, che non esca con le sue amiche tutte le volte che vorrebbe, che voglia lavorare e non solo farsi bella. Ha provato a convivere con una maputense, Nunu, ma non e' durata a lungo. Lei, appunto, non aveva molto voglia di lavorare, era sempre li' a fare feste, anche in casa loro, dovendo lui sopportare la situazione anche quando, tornava stanco, la sera, dal lavoro. Ma non ci nasconde il fatto che era felice di portarsela a spasso, in minigonna, per mostrarla agli amici. Che tipo Nunu. Immaginate questa immagine: lui musulmano con la tunica e lei in minigonna con un rossetto accesissimo sulle labbra. Ma ora non ci sono problemi, ci spiega. Vive da solo da un po' di tempo, ha mandato via persino la signora che gli puliva casa perche' gli rubava piu' che mettere in ordine. Non pensava di fare questo viaggio, avendo, infatti programmato di rimanere a Maputo, ma poi, sua zia lo ha convinto a passare le vacanze a Quelimane, anche perche' ci sarebbe una bella ragazza che vorrebbe presentargli. Vi spieghero', poi, chi sia in realta', questa ragazza. Si fanno le sei del mattino. Li' al rio comincia la vita. Si comincia a spazzare difronte alle baracche, anche i camionisti si svegliano e certo i vari animali che ci avevano fatto compagnia anche di notte, ora, cominciano a "sgranchirsi le zampe". Anche io mi faccio un giro, lasciando Davide a Nunu alle ultime battute. Il ponte in costruzione mudera' praticamente tutto il paesaggio. Giapponesi e Cinesi, pare, stiano finanziando la grande opera, alla fine della quale tutte le baracche chiuderanno, le stesse barche che fanno da spola da una riva all'altra diventeranno forse barche- museo? Si dovra' pagare un pedaggio, ovviamente, per attraversare il ponte, ma per ora dobbiamo attendere il barco delle 7.00. Nella mia passeggiata noto scritte su alcune baracche che informano della possibilita' di fare il test per AIDS ogni martedi e pare che vendino anche del the', per guarire? Torno da Davide e dopo pipi e lavata veloce di denti decidiamo per un caffe'. Si', anche in riva al fiume. Non credendo ai nostri occhi, ci confermano di averlo, dobbiamo solo aspettare di bollire l'acqua. Non ci sono assolutamente problemi. Noi non abbiamo fretta!!! Caffe' e biscotti al cocco per colazione. Prendiamo i nostri zaino e ci dirigiamo verso la riva, in attesa di veder muovere qualcosa. Lo spettacolo e' fantastico. Il sole sta per sorgere. Ci sono piccole barchette che anticipano il grande barco: vedo entrare una intera famiglia con bici annesse, mentre alle loro spalle il grande mostro-ponte. Altre barchette arrivano dall'altra parte della riva, facendo scendere altre persone. Comincia un via vai niente male! Io quasi mi addormento su di una pietra sulla quale mi ero appoggiata, avendo il caffe' fatto l'effetto opposto. Mi sveglio a sentire pronunciare il mio nome: e' Nunu che pare approfitti della lontananza di Davide per chiedermi il nmero di telefono. Che malandro!!! Pur spacciandoci per fratelli, nessuno, ma dico, nessuno, ancora aveva abboccato. Davide, guardigno, si avvicina e si ricomincia a conversare di Sure, di Islamismo, delle 5 volte che lo stesso Nunu deve pregare al giorno e di cosa dice il Corano a riguardo di poligamia. Ok ok...arrivano i militari (sono della marina militare quelli che lavorano nel barco). Ancora 20 minuti e via. 1 metical per persona!!! Fanno entrare prima i camions e poi le persone a piedi. 15 minuti e siamo sull'altra riva del fiume!!!
Rotolando Verso Nord!
Maputo-Pemba di "machibombo" solo 3000 kilometri in 4 giorni
Decido di convincere Davide, non che ci sia voluto molto, a viaggiare sino a Nord per conoscere il Paese che abitiamo ormai da un anno.
Parto il 26 Dicembre direzione Maxixe, chiaro di machibombo (il mezzo di trasporto piu' usato in Mozambico, per percorrere lunghe distanze). Dopo circa 7 ore di viaggio, sotto un diluvio incessante, raggiungo la turistica citta' di Inhambane. Lo spettacolo che mi si presenta agli occhi e' alquanto drammatico. Villaggi fantasmi, capanne inzuppate di 3 giorni di pioggia continua, un deserto desolante e solo quasi in citta' noto alcuni uomini che cercano di deviare il fiume d'acqua, spostando zolle di terra da una parte all'altra della strada. Arrivo in citta' e mi dirigo al porto per imbarcarmi su di una piccola barca di circa 35 persone per raggiungere l'altra riva del mare, Maxixe. Davide mi viene incontro con quel suo bel sorriso napoletano e con un ombrello gigantesco gia' distrutto. Ue sore'!!! Allora si parte verso il Nord con questo diluvio Universale? Nel frattempo il suo sguardo si sposta sul fondoschiena di una bella e giovane "mamma Africa" che con frettoloso passo e in testa kili di..non ricordo cosa...si dirigeva verso il barco. E questa sara' solo il primo di innumerevoli fondoschiena!!!
Maxixe la nuova casa del mio fratellino. Ci dirigiamo nel bairro, mentre la pioggia si acquieta. Incontriamo alcuni bambini a giocare col del plastirolo nelle pozzanghere formatesi in 3 giorni di pioggia, Uno di loro, sul ciglio della strada, piange: i suoi occhi tristi e vivi allo stesso tempo. Gli avevano tolto il gioco di mano, cioe' un po' di polistirolo. Continuiamo a camminare sino ad una porta di ferro, all'apertura della quale compare un campo di mandioca e alcune case disperse e in rovina. Solo quelle proprio dinanzi al nostro cammino, noto, sono dipinte di rosa. Davide vive li'. La sua stanza, pavimento di cemento, 2 finestre una delle quali coperta da una lastra di compensato, un letto, un tavolo sul quale e' collocato il nuovo lap-top regalato da suo papa' e una esteira sulla quale giacciono magliette, pantaloni, tutto il poco abbigliamento portato dall' Italia. Ci prepariamo, ovvio, un caffe': sara' il primo di tanti, troppi caffe', specialmente quando incontreremo Tatiana e Andrea.
Di fronte alla nuova casa di Davide un albero, di manghi? Non ricordo bene. Fratelli' di manghi? Albero segno di tante chiacchierate e sigarette fumate all'ombra di un sole bollente (non il nostro caso, dal momento che ci avrebbe potuto difendere sono da goccioloni di pioggia incessante), il conoscitore di tanti segreti. Non ancora esausta ho voglia di conoscere un po' piu' da vicino Maxixe. Ripercorriamo la strada a ritroso e ci immergiamo nella piccolissima cittadina, approfittando della cessata pioggia. Maxixe, citta' di Indiani piu che di mozambicani, indiani che hanno fatto i soldi con il commercio qui in Mozambico e non solo qui a MAxixe. Una moschea sulla strada principale -la nazionale- ci rende ancor di piu' l'idea della loro presenza. Un Hotel trasformato in appartamenti, appare sul lato opposto della Moschea e ritornando verso la piazza centrale, alcune banche, troppe per essere in un piccolo paese e alcuni bar-ristorante. Affamati ci intrufoliamo in un campeggio-ristorante alla ricerca di un po di cibo. Ordiniamo del pesce che non tarda ad arrivare fortunatamente, ma sfortunatamente la cameriera, una bella fofa simpatica, ha sbagliato l'ordine. Quindi ci dividiamo il piatto di lulas, decidendo di prendere un altro bicchiere di vino e un'altra 2M. Usciro' quasi ubriaca dal ristorante. Ci dirigiamo verso casa, non piove. A casa mi faccio prendere dalla mania notturna di pulizie domestiche, ricordandomi l'immagine di una moglie che, andando a visitare suo marito, gli mette in ordine la casa. La desolazione della casa di Davide mi aveva colpito al primo minuto poche ore prima. La cucina sopratutto e il bagno. Era da dare una bella ripulita e un po' di colore!!! Persuado indirettamente anche il mio fratellino, che comincia ad aiutarmi: laviamo tutti i piatti sporchi, puliamo e mettiamo in ordine
una delle mensole ricoperte inizialmente di "baratas", comincio a disinfettare il bagno, laviamo a mano i pochi strofinacci sporchi che erano in giro e per finire il pavimento. Carlos il guardiano, sbirciandoci di sottecchi da lontano inizialmente, tentando anche di darci delle indicazioni utili, decide definitivamente di andare a fare una ronda con il suo arco e frecce, mentre io e Davide ci lasciamo avvolgere dal nostro rituale domestico. Sfiniti riesco a bere il mio te' preferito da quando sono in Africa, fatto di foglie di pianta di limone. Dopo pochi minuti mi lascio addormentare dal nuovo letto in un sonno profondo sino al mattino dopo, quando verso le 4, vengo svegliata da una pioggia torrenziale. Piove di nuovo!!!
Decido di convincere Davide, non che ci sia voluto molto, a viaggiare sino a Nord per conoscere il Paese che abitiamo ormai da un anno.
Parto il 26 Dicembre direzione Maxixe, chiaro di machibombo (il mezzo di trasporto piu' usato in Mozambico, per percorrere lunghe distanze). Dopo circa 7 ore di viaggio, sotto un diluvio incessante, raggiungo la turistica citta' di Inhambane. Lo spettacolo che mi si presenta agli occhi e' alquanto drammatico. Villaggi fantasmi, capanne inzuppate di 3 giorni di pioggia continua, un deserto desolante e solo quasi in citta' noto alcuni uomini che cercano di deviare il fiume d'acqua, spostando zolle di terra da una parte all'altra della strada. Arrivo in citta' e mi dirigo al porto per imbarcarmi su di una piccola barca di circa 35 persone per raggiungere l'altra riva del mare, Maxixe. Davide mi viene incontro con quel suo bel sorriso napoletano e con un ombrello gigantesco gia' distrutto. Ue sore'!!! Allora si parte verso il Nord con questo diluvio Universale? Nel frattempo il suo sguardo si sposta sul fondoschiena di una bella e giovane "mamma Africa" che con frettoloso passo e in testa kili di..non ricordo cosa...si dirigeva verso il barco. E questa sara' solo il primo di innumerevoli fondoschiena!!!
Maxixe la nuova casa del mio fratellino. Ci dirigiamo nel bairro, mentre la pioggia si acquieta. Incontriamo alcuni bambini a giocare col del plastirolo nelle pozzanghere formatesi in 3 giorni di pioggia, Uno di loro, sul ciglio della strada, piange: i suoi occhi tristi e vivi allo stesso tempo. Gli avevano tolto il gioco di mano, cioe' un po' di polistirolo. Continuiamo a camminare sino ad una porta di ferro, all'apertura della quale compare un campo di mandioca e alcune case disperse e in rovina. Solo quelle proprio dinanzi al nostro cammino, noto, sono dipinte di rosa. Davide vive li'. La sua stanza, pavimento di cemento, 2 finestre una delle quali coperta da una lastra di compensato, un letto, un tavolo sul quale e' collocato il nuovo lap-top regalato da suo papa' e una esteira sulla quale giacciono magliette, pantaloni, tutto il poco abbigliamento portato dall' Italia. Ci prepariamo, ovvio, un caffe': sara' il primo di tanti, troppi caffe', specialmente quando incontreremo Tatiana e Andrea.
Di fronte alla nuova casa di Davide un albero, di manghi? Non ricordo bene. Fratelli' di manghi? Albero segno di tante chiacchierate e sigarette fumate all'ombra di un sole bollente (non il nostro caso, dal momento che ci avrebbe potuto difendere sono da goccioloni di pioggia incessante), il conoscitore di tanti segreti. Non ancora esausta ho voglia di conoscere un po' piu' da vicino Maxixe. Ripercorriamo la strada a ritroso e ci immergiamo nella piccolissima cittadina, approfittando della cessata pioggia. Maxixe, citta' di Indiani piu che di mozambicani, indiani che hanno fatto i soldi con il commercio qui in Mozambico e non solo qui a MAxixe. Una moschea sulla strada principale -la nazionale- ci rende ancor di piu' l'idea della loro presenza. Un Hotel trasformato in appartamenti, appare sul lato opposto della Moschea e ritornando verso la piazza centrale, alcune banche, troppe per essere in un piccolo paese e alcuni bar-ristorante. Affamati ci intrufoliamo in un campeggio-ristorante alla ricerca di un po di cibo. Ordiniamo del pesce che non tarda ad arrivare fortunatamente, ma sfortunatamente la cameriera, una bella fofa simpatica, ha sbagliato l'ordine. Quindi ci dividiamo il piatto di lulas, decidendo di prendere un altro bicchiere di vino e un'altra 2M. Usciro' quasi ubriaca dal ristorante. Ci dirigiamo verso casa, non piove. A casa mi faccio prendere dalla mania notturna di pulizie domestiche, ricordandomi l'immagine di una moglie che, andando a visitare suo marito, gli mette in ordine la casa. La desolazione della casa di Davide mi aveva colpito al primo minuto poche ore prima. La cucina sopratutto e il bagno. Era da dare una bella ripulita e un po' di colore!!! Persuado indirettamente anche il mio fratellino, che comincia ad aiutarmi: laviamo tutti i piatti sporchi, puliamo e mettiamo in ordine
una delle mensole ricoperte inizialmente di "baratas", comincio a disinfettare il bagno, laviamo a mano i pochi strofinacci sporchi che erano in giro e per finire il pavimento. Carlos il guardiano, sbirciandoci di sottecchi da lontano inizialmente, tentando anche di darci delle indicazioni utili, decide definitivamente di andare a fare una ronda con il suo arco e frecce, mentre io e Davide ci lasciamo avvolgere dal nostro rituale domestico. Sfiniti riesco a bere il mio te' preferito da quando sono in Africa, fatto di foglie di pianta di limone. Dopo pochi minuti mi lascio addormentare dal nuovo letto in un sonno profondo sino al mattino dopo, quando verso le 4, vengo svegliata da una pioggia torrenziale. Piove di nuovo!!!
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