domingo, 16 de setembro de 2012
sábado, 15 de setembro de 2012
AGLI STRANIERI PRIGIONIERI NEL MONDO
Oggi 16 Settembre ricordo con dolore un'amica che esattamente da un anno e' in prigione.
Il dolore per la certezza a cui mi aggrappo per la quale la prigione non serve. Il dolore nel vedere una donna, un'amica, una mamma,una sorella, lontano da casa. Il dolore per la consapevolezza che c'e' un prezzo da pagare, molte volte ingiusto, per gli errori che si commettono. E mentre i piccoli ladri vanno in galera, come mio padre mi ha sempre insegnato, sin da piccola, gli altri ne godono i frutti, seppur maceri. Il dolore nel domandarmi chi siamo per decidere se 5 anni di pena sono piu' giusti di 1 anno. Ci nascondiamo dientro maschere lasciate a noi da altri.
Oggi dedico questo giorno a tutti gli stranieri incarcerati nelle prigioni del mondo. Lontano da volti familiari, da visi sereni e sorridenti. Lontano dalle proprie lingue madri. Dai propri sapori e colori. Lontano da un conosciuto.
Dedico questo giorno a tutti gli stranieri incarcerati in prigioni di paesi sconosciuti, dei quali non avevano la minima idea che esistessero. Spesso, molto spesso in condizioni di vita difficili, circondati da facce guardinghe. Sprofondati all'interno del malfunzionamento della giustizia. In un vortice. L'accesso ad un avvocato diventa impossibile, molte volte non ci sono rappresentanze diplomatiche e quando ci sono, le stesse non hanno le funzioni per attuare e fare nulla.
Persone invisibili, che ritrovandosi molte volte senza documenti di identita' non possoso essere che NESSUNO, come diceva il nostro Pirandello.
I NESSUNO in realta' sono esseri umani.
quarta-feira, 12 de setembro de 2012
13 Annual Memorial Lecture STEVE BIKO
L'intervento del Professore e poeta Ben Okri, in commemorazione della morte di Steve Biko e' stato riflessivo. Le parole del novellista Nigeriano hanno toccato l'anima, tra sentimenti di rabbia, la coscienza dell'impotenza e la voglia di agire, invece di parlare.
Biko e' morto il 12 Settembre del 1977. Incarcerato e torturato sotto il tragico seppur reale, a quei tempi e sino al 1990, sistema dell'apartheid.
Ben Okri, ospite presso l'Universita' di Cape Town ha travolto la platea con una contribuzione vivace, pessimista e realista che ha toccato i posti piu' reconditi dell'anima umana.
'There is no break, no pause in History. We go from struggle to struggle'
Una mia amica oggi mi ricordava che non e' il tempo che vola, siamo noi che voliamo con il tempo. E in questo muoverci, ci ritroviamo in un fiume in tempesta, tra acque che scorrono tra una tempesta ed un'altra.
'Fredom is actually only a small part of our life. What is important is how we use this freedom'
Siamo alla ricerca constante della liberta'. Abolendo tutto il resto. Vogliamo abolire tutto. Cosa ci rimarra' poi? Diceva un mio professore a Dubrovnik.
Invece la liberta', dice Okri, e' solo una piccola parte del resto della nostra vita. L'importante e' come usiamo questa liberta'.
Mi chiedo cosa in realta' facciamo per essere migliori. Dove sono le nostre responsabilita' nei confronti di chi ha meno. Molto meno di noi.
Oggi mi ritrovo seduta su questa panca a preparare la mia prima lezione in Diritto Penitenziario in Mozambico. A parte la sfida enorme, le paure e il coraggio, mi chiedo cosa in realta' sto facendo per chi, camminando per strada, noto non ha da vivere, ne' le possibilita' di accedere a quello a cui ho potuto accedere: l'educazione, uno status, una carta' d'identita' e un passaporto poi. Qual e' la mia responsabilita' verso i minatori che alcune settimane fa sono stati uccisi dalla polizia Sudafricana per aver marciato in richiesta di aumenti di salari; quale il mio obbligo come cittadina del mondo verso chi non ha ancora una casa, chi ieri protestava a Cape Town, nei townships, perche non hanno accesso a diritti primari, come una tazza del cesso in casa e non una senza porte per strada, da condividere con tutti gli altri.
Dalla mia bella casa di Sea Point, di fronte all'Oceano Atlantico e' facile parlare di chi non puo' permettersi questo. E' molto facile considerare gli altri dei poveretti.
Okri diceva questa sera ' Mountains are not to live on them, but to see from them'.
Pare sia nella natura umana considerarsi grandi quando si e' li sulle montagne. Le montagne del potere, dimenticando di vedere cosa c'e' al di la'. Di osservare altre montagne che forse altri devono ancora scalare. No. Una volta li. Ci appisoliamo e dormiamo su bei cuscini di lana.
In questi ultimi mesi mi sono inbarcata in qualcosa con cui ho dovuto fare i conti. A livello personale. Cercando di fare compromessi con la mia anima per accettare cio' che il mio corpo, le mie cellule rifiutano.
Okri stasera diceva ' It is not how we overcome the nights, it is how we live the long and challenge sunlights' (qualche parola l'ho persa nel trascrivere. Be' il concetto c'e'). E io non voglio vivere le notti da passare. Ma i giorni, anche se difficili e lunghi.
Ancora Okri mi ricordava che non e' importante CHI SIAMO, ma chi vogliamo essere. E ancor di piu' 'No one is going to handle us than the destiny we want for us'.
Ora, in questo periodo storico di ennesime battaglie, dice Okri 'WE NEED A NEW CONSCIOUSNESS'. Non possiamo pensare che e' lo stato responsabile, il politico, che e' l'altro responsabile di cio' che ci accade attorno. Se accade, e' colpa nostra. Si. Abbiamo bisogno di una nuova conscienza. L'ineguaglianza tra poveri e ricchi e' sempre piu' acuta. E noi siamo i primi a esserne responsabili.
Voglio terminare questo con un bellissmo riferimento che Okri fa sull'AFRICA.
Dice l'Africa e'
L'Africa che viviamo tutti i giorni
Cio' che scrivono di noi
E l'Africa che non si vede, quella nascosta in una storia mai raccontata ma che esisteva gia, tra gli ancestrali e la magia di una notte nella savana.
Una riflessione che dovevo fare!
Vivete la vita!
Tina
sexta-feira, 7 de setembro de 2012
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